Pagine

Temi

Eucaristia PADRE PIO Amicizia Dio Umiltà Confessione Cuore Tempo Vita Morte Gesù Padre-nostro Preghiera Vizio Conoscersi Luce Silenzio Amore Avarizia Bambini Fede Povertà Accidia Carità Invidia Martirio Peccato Santità Cristiani Diavolo Nascondimento Pace Passione-di-Cristo Speranza Abbandono Conversione Forza Lacrime Parole Servizio Sofferenza Sorriso Spirito Santo Vecchiaia Chiesa Gioia Maternità Perdono Prossimo Sequela Superbia Vocazione Angeli Ascolto Benedizione Cielo Creazione Croce Digiuno Felicità Figli Libertà Mitezza Parola di Dio Passioni Sacro Tentazione Trasformazione Virtù Calunnia Coscienza Dormire Elemosina Famiglia Liturgia Misericordia Padre Pazienza Perfezione Quotidiano Saggezza Sogno Solidarietà Tristezza Uomo Verità Aborto Battesimo Beatitudine Bontà Critica Discernimento Distacco Dolore Eternità Giaculatoria Giovani Giudizio Intimo Ira Lavoro Lussuria Matrimonio Meditazione Mistero Papà Pensieri Perseveranza Prendersi-cura Prova Proverbi Regno-di-Dio Risurrezione Sacro-cuore Timore Trinità Vanagloria Ammonimento Anima Attrazione Bellezza Buone azioni Castità Combattimento Compassione Consapevolezza Consigli Coraggio Corpo Decisioni Disponibilità Domanda Domenica Educazione Fidanzati Gentilezza Gola Gratitudine Ignoranza Indifferenza Interiorità Ipocrisia Limiti Maria Mattino Meraviglia Mortificazione Opere Orgoglio Pellegrino Penitenza Pentimento Predica Preti Provvidenza Sacrificio Serenità Società Stupore Uguaglianza Vanità Abitudine Affanno Aggressività Apostolato Armonia Ascetica Assurdità Attesa Atto d'amore Bibbia Buon senso Calma Carisma Chiarezza Comprensione Crudeltà Decalogo Deserto Desiderio Divinità Dominio di sè Donna Egoismo Esercizi Esorcismo Eutanasia Fariseismo Fedeltà Frati Futuro Gelosia Giustizia Icona Identità Illusione Imparare Incompetenza Indecisione Inferno Inganno Insegnamento Insoddisfazione Introverso Lectio divina Lentezza Miglioramento Miracolo Mormorazione Nemici Nostalgia Obbedienza Odio Oggi Onori Ospitalità Paura Poeta Possesso Pregiudizio Presenza Profezia Rassegnazione Realizzazione Regalo Relazioni Religione Rimorso Sapienza Sensibilità Spiritualità Tenebre Unità Usuraio Vigilanza arte

lunedì 30 aprile 2012

Canto francescano


Onne giorno v’affannate,
combattete, faticate,
per denaro accumulare
e benessere affermare;
e la notte non dormite
per pensare all’indomane,
come meglio poter fare,
lo denaro moltiplicare.
E voi più non conoscete,
lo profumo delli fiori,
le canzoni dell’uccelli,
la letizia dei ruscelli,
la lucerna delle stelle,
l’occhi vivi dei bambini,
che vorrebbero sanare
le storture dello mondo.
E così continuate
senza sosta a duellare,
trascinando vostri figli,
vostre orme a ricalcare,
pè l’orgoglio de vedere
vostro stemma perpetuare,
v’encensate, ve gloriate,
poi vien l’ora de morire.
Ma non v’è ricchezza al mondo
che corrompa sorella morte,
è arrivata vostra sorte
e morite e non sapete
che per tanto in alto andare
molto in basso bisogna stare,
e per tanto possedere,
niente al mondo bisogna avere.

La società dei consumi


La società dei consumi incoraggia il desiderio illimitato, e la sua forma tipica di dipendenza è lo shopping. Il desiderio si stacca dai nostri bisogni corporali. Diventa incorporeo, disincarnato. La sfida del consumismo è farci continuare a desiderare, mai soddisfatti, sempre bramosi di avere di più. La gratificazione non può mai essere raggiunta, o lo può solo per un attimo. Le pubblicità ci informano di desideri sempre nuovi, che non sapevamo di avere, desideri industriali, e quindi il nostro consumo è infinito. Il consumismo deve produrre consumatori. Timothy Radcliffe, Il punto focale del cristianesimo, che cosa significa essere cristiani? San Paolo, 2008, p.235

Luna nera


Luna nera
che rischiari
le mie notti,
dimmi
quanto dista
la morte dei miei popoli
dal rinascere
di un continente?

Un passo di speranza.

Luna nera
compagna dei miei sogni,
dimmi
quanto manca
perché l'alba
spunti
sul nostro orizzonte?

Un raggio di utopia.

Luna nera
Guardiana
del nostro destino,
dimmi
quante miglia
ci restano
per raggiungere
l'uguaglianza dei popoli?
( Poesia di una Comboniana di Maputo, Monzambico - da "Telefree" )

Nessuno è straniero


Il tuo Cristo era un ebreo,
la tua automobile è giapponese
la tua pízza è napoletana,
il tuo profumo è francese,
il tuo riso è cinese,
la tua democrazia è greca,
il tuo caffè è brasiliano,
il tuo orologio è svizzero,
la tua cravatta è di seta indiana
la tua radio è coreana,
le tue vacanze sono turche, tunisine o marocchine,
i tuoi numeri sono arabi,
le tue lettere sono latine...
E... tu rinfacci al tuo vicino
di essere "uno straniero "?!?

Non si può


Non si può 
arrivare alla prosperità scoraggiando l'iniziativa.
Non si può 
rafforzare il debole indebolendo il più forte.
Non si può 
aiutare chi è più piccolo abbassando chi è più grande.
Non si può 
aiutare il povero distruggendo chi è più ricco.
Non si possono 
aumentare le paghe rovinando i datori di lavoro.
Non si può 
migliorare veramente spendendo più del guadagno.
Non si può 
promuovere la fratellanza predicando l'odio.
Non si può 
creare la sicurezza sociale usando il denaro prestato.
Non si può 
formare il carattere togliendo l'indipendenza.
Non si può 
aiutare la gente facendo quello che potrebbe e dovrebbe fare da sola. di: Abramo Lincoln

La speranza


Anche se sono vissuto fra molte tenebre, sotto duri regimi totalitari, ho visto abbastanza per essere convinto in maniera incrollabile che nessuna difficoltà, nessuna paura è così grande da poter soffocare completamente la speranza che zampilla eterna nel cuore dei giovani. Non lasciate che quella speranza muoia! Scommettete la vostra vita su di essa! Noi non siamo la somma delle nostre debolezze e dei nostri fallimenti; al contrario, siamo la somma dell'amore del Padre per noi e della nostra reale capacità di divenire l'immagine del Figlio suo. Là, tra gli uomini, è la casa di Cristo, che chiede a voi di asciugare, in suo nome, ogni lacrima e di ricordare a chi si sente solo che nessuno è mai solo se ripone in Lui la propria speranza. di: Giovanni Paolo II

Non abbandonarti


Non rinunciare alla speranza, non abbandonarti alla disperazione per ciò che è stato: piangere l'irrecuperabile è la peggiore delle debolezze umane. Non essere come colui che siede a lato del fuoco, guarda la fiamma estinguersi, poi soffia sulle ceneri.Chi cerca di afferrare un'opportunità quand'è passata è come chi la vede avvicinarsi ma non le va incontro. di: Kahil Gibran, La voce del maestro

Quando piombi nella disperazione


Quando piombi nella disperazione più cupa, ti si offre l'opportunità di scoprire la tua vera natura. Proprio come i sogni prendono vita quando meno te lo aspetti, così accade per le risposte ai dubbi che non riesci a risolvere. Lascia che il tuo istinto tracci la rotta per la saggezza, e fà che le tue paure siano sconfitte dalla speranza di: Sergio Bambarén (il delfino)

Speranza è la certezza di un significato


<<La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che qualcosa avrà un significato, a prescindere dal modo in cui succederà>>.  È la convinzione che si scoprirà che tutto quello per cui viviamo ha un senso, la felicità e il dolore, la vittoria e la sconfìtta. Nonostante le follie del secolo scorso, con le sue guerre mondiali, le bombe atomiche, i genocidi e l'Olocausto, l'esistenza umana non è condannata all'assurdità. La nostra speranza di paradiso non riguarda il trionfo su una qualche forza bruta: degli eserciti, delle economie capitaliste o comuniste, o di qualsiasi razza o classe. È la vittoria definitiva e inimmaginabile del significato. Timothy Radcliffe, Il punto focale del cristianesimo, che cosa significa essere cristiani? San Paolo, 2009, p.30

Speranza


La speranza è quella cosa piumata
che si viene a posare sull’anima
canta melodie senza parole
e non smette mai.

E la senti dolcissima nel vento
e dura deve essere la tempesta
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti.

Io l’ho sentito nel paese più gelido
e sui mari più alieni.
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ha chiesto una briciola di me. di: Emily Dicknson

domenica 29 aprile 2012

Aforisma


Armonia


Epist. I, pp. 265 e 266


Inseguire i propri sogni


Arriva un momento nella vita in cui non rimane altro da fare che percorrere la propria strada  fino in fondo quello è il momento  d'inseguire i propri sogni, quello è il momento  di prendere il largo, forti delle proprie convinzioni di: Sergio Bambarén (il delfino)

I sogni


I sogni sono di importanza vitale e un uomo fa bene ad essere aperto ad essi. Essi ci conducono in un mondo creativo, allargato, in cui diventiamo ricettivi nei confronti di ciò che è irriflesso, persino di quello che Dio vuole dirci. Nei momenti di maturazione essi possono gettare una luce sul modo in cui viviamo un evento. La Bibbia insegna come i sogni hanno a che fare con Dio. Essi sono un mezzo attraverso cui ci parla. Dio manda il sogno e può certamente spiegarlo: ecco cosa ci insegnano Giuseppe e Daniele. Nelle situazioni di crisi, in esilio, in prigione o in altre forme di marginalità si hanno spesso delle visioni in sogno: la Bibbia insegna a decifrarne il messaggio. Si possono aiutare sicuramente gli altri con un buon ascolto di quanto dice un sogno. Ma in ultima analisi sei sempre tu il migliore interprete di quello che hai sognato: il sogno riguarda sempre te stesso, e «i pensieri del tuo cuore» (cfr. Dn 2,30). Benoit Standaert, Spiritualità arte di vivere: un alfabeto, Vita e pensiero, Milano,2007,p.304-305

Ricorda il tuo sogno


I sogni sono fatti di tanta fatica. Forse, se cerchiamo di prendere delle scorciatoie, perdiamo di vista la ragione per cui abbiamo cominciato a sognare e alla fine scopriamo che il sogno non ci appartiene più. Se ascoltiamo la saggezza del cuore il tempo infallibile ci farà incontrare il nostro destino Ricorda: "Quando stai per rinunciare, quando senti che la vita è stata troppo dura con te, ricorda chi sei. Ricorda il tuo sogno" di: Sergio Bambarén (il delfino)

Seguo il mio sogno.


"Chi sei?" domandò senza indugio."Sono uno squalo e tu non dovresti rivolgermi la parola. Noi, i delfini ce li mangiamo. Dovresti aver paura di me..." "Non ho paura di quello che non conosco" Gli rispose Daniel. Lo squalo esitò: nessun delfino gli aveva mai risposto così. "Bè, dovresti stare attento, così, in mare aperto..." riprese lo squalo più incuriosito che irritato. "Dov'è il resto del tuo branco?" "Probabilmente stanno pescando, ben protetti nella laguna", riprese Daniel. "Che cosa ci fai qui tutto solo, lontano dagli altri tuoi simili?" "Seguo il mio sogno. Sto cercando l'onda perfetta"di: Sergio Bambarén (il delfino) 

Aforisma


La saggezza è come l'orizzonte: più ci si avvicina ad esso, più retrocede. (Inayat Khan)

Aforisma


Il saggio sa adattarsi alle circostanze come l'acqua alla forma del vaso che la contiene                (Min-siu-pao-kien)

Il saggio


Saggio è colui che sa comportarsi nel modo giusto con tutti gli uomini ed è soprattutto in grado di dominare la sua bocca, la sua lingua e persine i pensieri del suo cuore: «Insegna alla tua bocca a dire quanto vive nel tuo cuore, e insegna al tuo cuore a condividere quanto dice la tua bocca». Benoit Standaert, Spiritualità arte di vivere: un alfabeto, Vita e pensiero, Milano,2007,p.281

Cos’è il sacro



…il sacro è <<ciò che ci tocca senza poter esser toccato>>, si sottrae alla mia presa, sta in sé: è ciò di cui non mi posso appropriare. (Klaus Hemmerle) (Anselm Grun, Sotto le ali del sacro, )

Definizione del sacro


Il sacro, per definizione, è il separato, l’inaccessibile….  (Anselm Grun, Sotto le ali del sacro, )

Il sacro consumato


Quando il sacro viene solo consumato, rende gli uomini furiosi, perché non si lascia digerire. Si pone dinanzi alla persona come qualcosa di inaccessibile. Quando l’uomo cerca di consumarlo, si rompe i denti, oppure lo trascina con sé nella melma, lo porta al suo livello. Non può concepire che ci sia qualcosa più grande di lui e che si sottragga alla sua presa. (Anselm Grun, Sotto le ali del sacro, )

I valori veri e trasformati


I valori, che oggi gli uomini considerano sacri, si sono trasformati rispetto al passato e perciò, invece di lagnarsi complessivamente della perdita dei valori, sarebbe più giusto ricercare i valori che gli uomini oggigiorno reputano sacri. (Anselm Grun, Sotto le ali del sacro, )

sabato 28 aprile 2012

Epist. II, p. 471


Carisma


Aforisma


Il vero sacrificio


“Amore e sacrificio sono così intimamente legati, quanto il sole e la luce. Non si può amare senza soffrire e soffrire senza amare.  Guardate alle mamme che veramente amano i loro figlioli: quanti sacrifici fanno, a tutto sono pronte, anche a dare il proprio sangue purché i loro bimbi crescano buoni, sani, robusti! E Gesù non è forse morto in croce per noi, per amore nostro! E’ col sangue del sacrificio che si afferma e conferma l’amore. Quando Gesù, nella S. Comunione, ci mostra il suo cuore ferito, come dirgli che lo amiamo se non si fanno sacrifizi da unire ai suoi, da offrirgli per salvare le anime? E qual è la maniera migliore per praticare il sacrificio? La maniera migliore consiste nell’adorare la volontà di Dio tutti i giorni, in tutte le piccole cose che ci fanno soffrire, dire, per tutto quello che ci succede: “Fiat: la tua volontà, Signore!” E ripeterlo cento volte al giorno! Non sono solo le grandi penitenze: portare il cilicio, digiunare, vegliare, dormire sulle tavole ecc., che fanno sante le anime, ma il vero sacrificio è quello di accettare la croce che Dio ci manda – con amore, con gioia e rassegnazione…“Amiamo la Croce” e ricordiamoci che non siamo sole, a portarla, ma c’è Gesù che ci aiuta e in Lui, che ci conforta, come dice S. Paolo, tutto possiamo.” (anni 1945 - 1946) Santa Gianna Beretta Molla

Sacrificio gradito a Gesù

Teniamo ben fisso nella mente che il sacrificio gradito a Gesù è quello che egli stesso ci chiede, non quello che con la nostra piccola testa andiamo studiandoci di offrirgli…Dammi, o Gesù, un silenzio perfetto. Tu solo, mio Diletto, devi parlarmi al cuore. (Santina Campana)

Concedi tu stesso tutte le cose


Concedi tu stesso tutte le cose;
di vivere nella tua pace,
di venire trasferiti nella tua città
attraversando senza tempesta
i marosi del peccato e di venire condotti in serenità,
dallo Spirito santo,
alla sapienza ineffabile. di: San Clemente di Alessandria

Memoria


È la memoria una distesa
di campi assopiti
e i ricordi in essa
chiomati di nebbia e di sole.

Respira
una pianura
rotta solo
dagli eguali ciuffi di sterpi:

in essa
unico albero verde
la mia serenità. di: David Maria Turoldo

Lo stupore


Quando la meraviglia
abbandona un uomo,
egli è morto.
Alla fine di tutto,
l’elemento più prezioso nella vita è lo stupore.
Questo è il nostro sesto senso.
 Ed esso è un senso religioso naturale.
di: D. H. Lawrence, ThephoemixTratto da:  Alister Mcgrath,
 Il Dio sconosciuto, alla ricerca della realizzazione spirituale.

Non capisco


Non capisco come si possa passare dinanzi a un albero,
e non essere felice di vederlo;
parlare con un uomo,
e non essere felice di amarlo.
E quante belle cose vi sono a ogni passo:
guardate il bimbo,
guardate l'aurora di Dio,
guardate gli occhi che vi guardano e vi amano. F. Dostoevskij

Come la rana


II superbo, invece, sbuffa per impazienza perché non vede attuati i suoi voleri, ma anche gonfia le gote con la sua prosopopea, la sua logorrea saputa, la sua voglia di comando e di ingiunzione o intimazione. In alcuni suoi scritti polemici contro Rufino (39) e contro Gioviniano (1,10) san Girolamo bolla le affermazioni emesse con boria come dette inflatis bucds, «a gote gonfie». Il pensiero corre spontaneamente alla favola antica, ripresa nel Seicento dal francese La Fontaine (1, 3), avente per protagonista lo stupido orgoglio di una rana che si gonfia a dismisura cercando di diventare uguale a un bue, ed esplodendo infine con un esito catastrofico, destinato a confermare la tesi, cara ai moralisti, della nemesi immanente, ossia della punizione insita nella stessa colpa. Il nostro «non star più nella pelle» rimanda a questa ansia di primeggiare o di ottenere a tutti i costi ciò che si vuole. Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.62

XII gradini della superbia


I gradino
La curiosità:
andare alla ricerca di ciò che non ci riguarda

II gradino
La leggerezza:
parlare senza discernimento

III gradino
l'allegria degli stolti

IV gradino
L'ostentazione di sè:
parlare continuamente

V gradino
Il culto di sè:
Vantarsi delle proprie cose

VI gradino
L'arroganza:
credersi il migliore

VII gradino
La presunzione:
ingerirsi in ogni cosa

VIII gradino
difesa delle proprie colpe

IX gradino
Confessione ipocrita di colpe
non commesse per ingannare l'opinione altrui

X gradino
ribellione contro i superiori e i fratelli

XI gradino
libertà di peccare

XII gradino
abitudine al peccato di: san Bernardo

Fra invidia e superbia

Fra invidia e superbia c'è una sottile parentela dovuta al fatto che il superbo, se da un lato tende a superare gli altri, quando a sua volta viene superato non si rassegna, e l'effetto di questa non rassegnazione è l'invidia. (Umberto Galimberti, I vizi capitali e i nuovi vizi)

Signore, non si esalta il mio cuore


Il modello che egli propone è quello del bambino, nella sua semplicità, piccolezza e fiducia (Mt 18,1-5), sulla scia di un dolce quadretto abbozzato dal Salmista: «Signore, non si esalta il mio cuore, non si levano superbi i miei occhi, non cammino verso cose grandi o per me prodigiose. Io, invece, ho l'anima mia distesa e tranquilla: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l'anima mia» (Sai 131,1-2). Il contrasto, oltre che fra l'uomo potente e superbo e il bambino teneramente abbracciato alla madre, si sviluppa anche secondo immagini spaziali: da un lato, c'è l'orgoglioso che si erge verso le altitudini, quasi a sfidare il cielo e Dio; d'altro lato, c'è l'umile che ha l'anima, docile e modesta, distesa (in ebraico letteralmente si dice «pianeggiante»). «Beato l'uomo che ha posto nel Signore la sua fiducia» esclama ancora il Salmista in un altro canto; «dall'orgoglio, o Signore, proteggi il tuo servo, perché su me non abbia a dominare» (40,5; 19,14).
Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.69

Supra se ipsum elevatur


Come già sappiamo, il grande Tommaso d'Aquino, figura di riferimento non solo del pensiero medievale, si è a più riprese dedicato ai vizi capitali, naturalmente privilegiando proprio la superbia, che egli aveva definito in latino una «inordinata praesumptio alias superandi», cioè una smodata, disordinata presunzione nella propria superiorità ed eccellenza rispetto agli altri (Summa theologiae II, II, \ 162, 3; II, II, 84, 2). Questa boria si può trasformare in arroganza quando uno supra se ipsum elevatur, si eleva sopra se stesso in una sfida a Dio e agli altri. Alla radice, come scriveva suggestivamente un teologo moralista del passato recente, Andrea Gennaro, alla voce «superbia» redatta per l'XI volume dell'Enciclopedia cattolica (1953), c'è una «tumefazione della mente» e dell'anima. Quest'altezzosità ingigantisce le proprie qualità, se ne attribuisce altre inesistenti, s'inorgoglisce per ciò che ha ricevuto naturalmente o per grazia, si svincola da ogni soggezione e rispetto, aspira a dignità e onori supremi e immeritati, si ribella infine a Dio stesso, negando ogni trascendenza rispetto alle proprie potenzialità. Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.63

Preghiera per ottenere la sapienza


Dio dei padri e Signore di misericordia,
che tutto hai creato con la tua parola,
che con la tua sapienza hai formato l'uomo,
perché domini sulle creature fatte da te,
e governi il mondo con santità e giustizia
e pronunzi giudizi con animo retto,
dammi la sapienza,
che siede in trono accanto a te
e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,
perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella,
uomo debole e di vita breve,
incapace di comprendere la giustizia e le leggi.
Se anche uno fosse il più perfetto tragli uomini, mancandogli la tua sapienza,
sarebbe stimato un nulla.
Con te è la sapienza che conosce le tue opere,
che era presente quando creavi il mondo;
essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi
e ciò che è conforme ai tuoi decreti.
Inviala dai cieli santi,mandala dal tuo trono glorioso,
perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica
e io sappia ciò che ti è gradito.
Essa infatti tutto conosce e tutto comprende,
e mi guiderà prudentemente nelle mie azioni
e mi proteggerà con la sua gloria.  (Libro della Sapienza 9,1-18)

La rassegnazione


« La rassegnazione autentica non è un sentimento triste, è un'accettazione gioiosa della vita così com'è, comprese le sofferenze». Simone Weil

Qualunque cosa siate


Se non potete essere un pino
sulla vetta del monte,
siate un arbusto nella valle                    
- ma siate il miglior piccolo arbusto
sulla sponda del ruscello.
Siate un cespuglio,
se non potete essere un albero.
Se non potete essere una via maestra,
siate un sentiero.
Se non potete essere il sole,
siate una stella;
non con la mole "vincete o fallite".
Siate il meglio di qualunque cosa siate  Douglas Malloch

La pipa e il pettine


Lei filava alla porta della sua baracca, pensando a suo marito. Tutti quelli che passavano rimanevano attratti dalla bellezza dei suoi capelli, neri, lunghi, luccicanti. Lui andava ogni giorno al mercato a vendere un po' di frutta e si sedeva sotto l'ombra di un albero per aspettare i clienti. Stringeva tra i denti una pipa vuota, non aveva soldi per comperare un pizzico di tabacco. Si avvicinava il giorno del loro anniversario di matrimonio e lei non smetteva di chiedersi che cosa avrebbe potuto regalare al marito. E con quali soldi? Le venne un'idea. Mentre la pensava, ebbe un brivido, però dopo aver deciso, si riempì di gioia: avrebbe venduto i suoi capelli per comperare il tabacco a suo marito. Già immaginava il suo uomo nella piazza, seduto davanti alla frutta, dando lunghe boccate alla sua pipa: aromi di incenso avrebbero dato, al padrone della piccola bancarella, la solennità e il prestigio di un vero commerciante. Vendendo i suoi capelli ottenne solo alcune monete, però scelse con attenzione il tabacco più pregiato. Alla sera, ritornò il marito, arrivò cantando. Portava nelle sue mani un piccolo pacchetto, c'erano alcuni pettini per la sposa, li aveva acquistati dopo aver venduto la sua pipa. Tagore

Speculum asceticum


Pax in cella: foris autem plurima bella.
Audi omnes: paucis crede: cunctos honora.
Noli credere omnia quae audis;
Noli judicare omnia quae vides;
Noli facere omnia quae potes;
Noli dare omnia quae habes;
Noli dicere omnia quae scis;
Ora. Lege. Fuge. Tace. Quiesce.
Qui cupit in coelo optatam contingere vitam
Saepius in terris haec documenta legat:
Tria praeterita:
Malum commissum
Bonum omissum
Tempus amissum

Tria praesentia:
Vitae brevitatem
Se salvandi difficultatem
Salvandorum paucitatem

Quattuor futura:
Mortem qua nil securius
Iudicium quo nil severius
Infernum quo nil terribilius
Paradisum quo nil jucundius
(attribuito a san Bernardo e ripreso poi da Giovanni XXIII nel suo Giornale di un anima)

venerdì 27 aprile 2012

Epist. IV. p. 444


Aforisma


Interiorità


Tre interpretazioni del Regno di Dio


Prima di immergerci nelle parole di Gesù per capire il suo annuncio - la sua azione e la sua sofferenza - può essere utile dare un rapido sguardo a come è stata interpretata la parola «regno» nel corso della storia della Chiesa. Nei Padri possiamo individuare tre dimensioni nell'interpretazione di questa parola-chiave. La prima è la dimensione cristologica. Origene ha denominato Gesù - dalla lettura delle sue parole - autobasileia, cioè il regno in persona. Gesù stesso è il «regno»; il regno non è una cosa, non è uno spazio di dominio come i regni del mondo. È persona, è Lui. L'espressione «regno di Dio» sarebbe quindi, essa stessa, una cristologia nascosta. Con il modo in cui parla di «regno di Dio», Egli conduce gli uomini all'enormità del fatto che in Lui è presente Dio stesso in mezzo agli uomini, che Egli è la presenza di Dio. Una seconda linea interpretativa del significato del «regno di Dio» è quella che potremmo definire «idealistica» o anche mistica; essa vede il regno di Dio collocato essenzialmente nell'interiorità dell'uomo. Anche questa corrente interpretativa è stata inaugurata da Origene. Nel suo trattato Sulla preghiera dice: «Chi chiede nella preghiera l'avvento del regno di Dio, prega senza dubbio per quel regno di Dio che egli porta in se stesso, ed egli prega perché questo regno porti frutto e giunga alla sua pienezza [...]. Poiché in ciascuno degli uomini santi domina Dio [cioè esiste signoria, regno di Dio] [...]. Se dunque vogliamo che Dio regni in noi [che il suo regno esista in noi], non deve in nessun modo regnare il peccato nel nostro corpo mortale (Rm 6,12) [...]. Allora Dio passeggerà in noi come in un paradiso spirituale [Gn 3,8] e, insieme col suo Cristo, regnerà in noi esclusivamente..." (PG ll,495s). L'idea di fondo è chiara: il «regno di Dio» non si trova da qualche parte sulla carta geografica. Non è un regno alla maniera dei regni del mondo; il suo luogo è l'interiorità dell'uomo. Lì cresce e da lì opera. Una terza dimensione nell'interpretazione del regno di Dio potremmo definirla ecclesiastica: il regno di )   Dio e la Chiesa vengono in vari modi messi in rapporto tra loro e più o meno avvicinati l'uno all'altra. Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, 2007, p.72-73

Venga ancora il tuo regno!




Padre che muovi gli astri in cielo,
che doni la luce, il giorno, la pace, l'amore,
il lavoro, la fiducia, la gioia.
Che il tuo nome sia santificato
in tutti i nomi!
Che la tua luce s'illumini
in tutte le luci!
Venga ancora il tuo regno! di: Charles Pichon

Venga il tuo Regno


Venga il tuo Regno su tutta la terra,
venga in ogni anima...
Tutti gli uomini
siano solleciti al tuo servizio,
la tua grazia regni
padrona assoluta in ogni anima;
che tu solo agisca in ogni anima
e tutti gli uomini
non vivano che per mezzo di te
e per te, perduti in te...
Senza dubbio è la più grande felicità
di tutti gli uomini che sia così:
è ciò che c'è di più desìderabile per il prossimo e per me.
Charles de Foucauld, Meditazioni sui Vangeli

Sette tecniche per migliorare le relazioni


Le sei parole più importanti
"Riconosco di aver commesso un errore".
Le cinque parole più importanti:
"Hai fatto un buon lavoro".
Le quattro parole più importanti:
"Che cosa ne pensi?".
Le tre parole più importanti:
"Se tu potessi".
Le due parole più importanti:
"Grazie tante".
La parola più importante:
"Noi".
La parola meno importante:
"Io". di: Davide Weiss

Il rimorso


Il rimorso significa provare dispiacere per quello che si è fatto in passato. il rimorso significa scoprire che non si è mai desiderato farlo. Timothy Radcliffe, Il punto focale del cristianesimo, che cosa significa essere cristiani? San Paolo, 2009, p.72

Canta e cammina!




Dio vuole che noi cantiamo alleluia,
e che lo cantiamo nella verita' del cuore,
con la voce e con il cuore,
con la bocca e con la vita;
questo e' l’alleluia gradito al Signore.
L’alleluia e' un canto nuovo,
ma questo canto nuovo lo canta l’uomo nuovo.
Oh felice alleluia del Cielo!
Nella patria del Cielo,
scomparse le faccende che ci impegnano adesso,
non restera' altro che l’alleluia.
Qui cantiamo alleluia,
ma lo cantiamo nell’affanno e nel travaglio,
lassu' lo canteremo nella pace!
Qui lo cantiamo nella tentazione,nei pericoli,
nella lotta e nell’angoscia,
lassu' lo canteremo nella sicurezza
e nella comunione vera.
Oh, felice alleluia del Cielo!
Canta come sogliono cantare i viandanti,
canta ma cammina; cantando consolati della fatica.
Canta e cammina!
Se progredisci, cammini;
ma devi progredire nel bene,
nella retta Fede,
nella buona condotta.
Canta e cammina!
Non uscire di strada,
non volgerti indietro,
non fermarti!
Senza smarrirti,
senza indietreggiare,
senza fermarti.
Canta e cammina!   di:Sant’Agostino

Egli è risorto dai morti


Egli è risorto dai morti ed ha gridato a gran voce:
"Chi è colui che viene a giudizio contro di me?
Si ponga di fronte a me!
Io ho liberato il condannato,
io ho restituito alla vita colui che era morto,
io ho risuscitato il sepolto.
Chi è colui che si oppone a me?

Io - dice - sono il Cristo,
io sono colui che ha annientato la morte
ed ha trionfato del nemico
ed ha calpestato l'Inferno sotto i piedi.

Io - dice - sono il Cristo,
io sono la vostra riconciliazione,
io la Pasqua della salvezza,
io l'Agnello immolato per voi,
io il vostro Riscatto,
io la vostra Vita,
io la vostra Risurrezione,
io la vostra Luce,
io la vostra Salvezza, io il vostro Re.
Sono io che vi conduco nell'alto dei cieli
e là vi risusciterò.
Io vi mostrerò il Padre che è dai secoli,
io vi risusciterò con la mia destra". di: Melitone di Sardi, Omelia sulla Pasqua (II sec.)

Rallegrati o Chiesa


Rallegrati, o Chiesa, sposa del Cristo.
La risurrezione dello Sposo
ti ha rialzato dalla terra
su cui giacevi ed eri calpestata.
Gli altari dei demoni
non disperdono più i tuoi figli,
ma i templi del Cristo
accolgono i nuovi battezzati.
La tirannia degli idoli si avvicina alla fine,
gli altari del Cristo trionfano.
Asterio d'Amasea, 
Omelia XIX sul salmo 5

9 regole di vita quotidiana



  1. Salutare e sorridere. Può illuminare la giornata più buia.
  2. Lunga fila al supermercato? Chi è dietro di voi ha poco? fatelo passare. Sarete un ricordo indimenticabile.
  3. Anche se siete un duro o una dura, interessatevi a chi vi sta di fronte.
  4. E' impossibile dare l'elemosina a tutti. Ma è doveroso non guardare a muso duro chi la chiede.
  5. Solo la mamma è grata delle visite a sorpresa. Tutte le altre donne avvisatele prima.
  6. Due auto, un parcheggio. Cedere il posto è un avvenimento  l'altra persona racconterà.
  7. Ringraziare sempre chi vi ha fatto una cortesia.
  8. Chiedere scusa quando si sbaglia è un segno di grandezza.
  9. Siate gentili con chi occupa nella vita  un posto meno importante del vostro di: Lina Sotis, Il nuovo bon ton, Rizzoli

La vostra vita quotidiana


La vostra vita quotidiana è il vostro tempio. Ogni volta che vi entrate, portate tutto di voi. Portate l'aratro e la fucina, il mantello e il liuto, le cose modellate per necessità o per diletto. Nella vostra immaginazione non potrete elevarvi al di sopra delle vostre mete più alte,né abbassarvi al di sotto delle vostre sconfitte.  Non potrete volare più in alto delle speranze di tutti gli uomini né umiliarvi al di sotto della loro disperazione.  E se volete conoscere Dio, guardatevi intorno e Lo vedrete giocare con i vostri bambini.  Guardate nell' immenso spazio: Lo vedrete camminare nella nuvola, tendere le braccia nel bagliore del lampo e scendere nella pioggia. Lo vedrete sorridere nei fiori, poi elevarsi e agitare le mani nelle chiome degli alberi. di: Gibran Kahlil Gibran

Quotidiano vivere di Gesù


È comune infatti pensare che il modo di manifestarsi di Dìo debba essere sempre, per coerenza con il divino, qualcosa di visibile e straordinario. Nulla di tutto questo nei racconti di Matteo e di Luca. Gesù vive per molti anni la vita quotidiana e anonima della maggioranza degli uomini. Lo straordinario è che un Figlio di Dio abbia vissuto per anni una vita in nessun modo straordinaria. Bruno Maggioni, La cruna e il cammello, Paradossi evangelici e umanità di Gesù, Ancora, 2006 p. 11

giovedì 26 aprile 2012

Il potere della preghiera


Per mostrarvi il potere della preghiera e le grazie che essa vi attira dal cielo, vi dirò che è soltanto con la preghiera che tutti i giusti hanno avuto la fortuna di perseverare. La preghiera è per la nostra anima ciò che la pioggia è per la terra. Concimate una terra quanto volete, se manca la pioggia, tutto ciò che farete non servirà a nulla. Così, fate opere buone quanto volete, se non pregate spesso e come si deve, non sarete mai salvati; perché la preghiera apre gli occhi della nostra anima, le fa sentire la grandezza della sua miseria, la necessità di fare ricorso a Dio; le fa temere la sua debolezza. Il cristiano conta per tutto su Dio solo, e niente su se stesso. Sì, è per mezzo della preghiera che tutti i giusti hanno perseverato... Del resto, ci accorgiamo noi stessi che appena trascuriamo le nostre preghiere, perdiamo subito il gusto delle cose del cielo: pensiamo solo alla terra; e se riprendiamola preghiera, sentiamo rinascere in noi il pensiero e il desiderio delle cose del cielo. Sì, se abbiamola fortuna di essere nella grazia di Dio, o faremo ricorso alla preghiera, o saremo certi di non perseverare per molto tempo nella via del cielo. In secondo luogo, diciamo che tutti i peccatori debbono, senza un miracolo straordinario che accade rarissimamente, la loro conversione soltanto alla preghiera. Vedete santa Monica, ciò che fa per chiedere la conversione di suo figlio: ora essa è al piede del suo crocifisso a pregare e piangere; ora si trova presso persone che sono sagge, per chiedere il soccorso delle loro preghiere. Guardate lo stesso sant'Agostino, quando volle seriamente convertirsi... Si, per quanto fossimo peccatori, se avessimo fatto ricorso alla preghiera e se pregassimo come si deve, saremmo sicuri che il buon Dio ci perdonerebbe. Ah!, fratelli miei, non meravigliamoci del fatto che il demonio fa tutto ciò che può per farci tralasciare le nostre preghiere, e farcele dire male; è che capisce molto meglio di noi quanto la preghiera è temibile nell'inferno, e che è impossibile che il buon Dio possa rifiutarci ciò che gli chiediamo per mezzo della preghiera... Non sono né le lunghe né le belle preghiere che il buon Dio guarda, ma quelle che si fanno dal profondo del cuore, con un grande rispetto ed un vero desiderio di piacere a Dio. Eccovene un bell'esempio. Viene riferito nella vita di san Bonaventura, grande dottore della Chiesa, che un religioso assai semplice gli dice: «Padre, io che sono poco istruito, lei pensa che posso pregare il buon Dio e amarlo?». San Bonaventura gli dice: «Ah, amico, sono questi principalmente che il buon Dio ama di più e che gli sono più graditi». Questo buon religioso, tutto meravigliato da una notizia così buona, va a mettersi alla porta del monastero, dicendo a tutti quelli che vedeva passare: « Venite, amici, ho una buona notizia da darvi; il dottore Bonaventura m'ha detto che noi altri, anche se ignoranti, possiamo amare il buon Dio quanto í dotti. Quale felicità per noi poter amare il buon Dio e piacergli, senza sapere niente!». Da questo, vi dirò che non c'è niente di più facile che i1 pregare il buon Dio, e che non c'è nulla di più consolante. Diciamo che la preghiera è una elevazione del nostro cuore verso Dio. Diciamo meglio, è il dolce colloquio di un bambino con il padre suo, di un suddito con il suo re, di un servo con il suo padrone, di un amico con il suo amico, nel cui cuore depone i suoi dispiaceri e le sue pene. (Omelia per la V domenica dopo Pasqua) San Giovanni Maria Vianney

La preghiera secondo i santi


S.  Agostino ha detto:

"Nutri la tua anima con la lettura biblica: essa ti preparerà un banchetto spirituale".


"La preghiera muore, quando il desiderio si raffredda".

S. Tommaso d'Aquino ha detto:

"La preghiera non viene presentata a Dio per fargli conoscere qualcosa che Egli non sa, ma per spingere verso Dio l'animo di chi prega."

S. Girolamo ha detto:

"Chi è assiduo nella lettura della Parola di Dio, quando legge si affatica, ma in seguito è felice perché gli amari semi della lettura producono in lui i dolci frutti.


"Studiamo ora che siamo sulla terra quella Realtà la cui conoscenza resterà anche quando saremo in cielo".


"Preghi? Sei tu che parli allo Sposo. Leggi? E' lo Sposo che parla a te".

S. Ignazio di Loyola ha detto:

"Pregare è seguire Cristo che va tra gli uomini, quasi accompagnandolo".

S. Caterina da Bologna ha detto:

 La preghiera è l'estatica contemplazione dell' Altissimo, nella sua infinita bellezza e bontà: uno sguardo semplice e amoroso su Dio".

S. Giovanni Crisostomo ha detto:

"L'uomo che prega ha le mani sul timone della storia".

S. Giovanni Damasceno ha detto:

"La preghiera è un'elevazione della mente a Dio".

S. Ignazio d'Antiochia ha detto:

Procurate di riunirvi più frequentemente per il rendimento di grazie e per la lode a Dio. Quando vi radunate spesso le forze di satana sono annientate ed il male da lui prodotto viene distrutto nella concordia della vostra fede. 

S. Bernardo di Chiaravalle ha detto:

 "I tuoi desideri gridino a Dio. la preghiera è una pia tensione del cuore verso Dio."

Tertulliano ha detto: 

L'unico compito della preghiera è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti. (L'orazione, cap. 29)

Charles de Focauld ha detto:

"Bisogna lodare Dio. Lodare è esprimere la propria ammirazione e nello stesso tempo il proprio amore, perchè l'amore è inseparabilmente unito ad un'ammirazione senza riserve.


Dunque, lodare significa struggersi ai suoi piedi in parole di ammirazione e d'amore. Significa ripe-tergli che Egli è infinitamente perfetto, infinitamente amabile, infinitamente amato.


Significa dirgli che Egli è buono e che l'amiamo".

Maestro Eckhart ha detto:

"Perchè preghiamo?.. Perchè Dio nasca nell'anima e l'anima rinasca in Dio...Un essere tutto intimo, tutto raccolto ed uno in Dio: questa è la Grazia, questo significa "Iddio con te".

S.Teresa di Gesù ha detto:

 L'orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente tratteni-mento, da solo a solo, con Colui da cui sappiamo d'essere amati. (Vita 8,5)


... la porta per cui mi vennero tante grazie fu soltanto l'orazione. Se Dio vuole entrare in un'anima per prendervi le sue delizie e ricolmarla di beni, non ha altra via che questa, perché Egli la vuole sola, pura e desiderosa di riceverlo. (Vita 8,9)


Certo bisogna imparare a pregare. E a pregare si impara pregando, come si impara a camminare camminando.


...nel cominciare il cammino dell'orazione si deve prendere una risoluzione ferma e decisa di non fermarsi mai, né mai abbandonarla. Avvenga quel che vuole avvenire, succeda quel che vuole succede-re, mormori chi vuole mormorare, si fatichi quanto bisogna faticare, ma piuttosto di morire a mezza strada, scoraggiati per i molti ostacoli che si presen-tano, si tenda sempre alla méta, ne vada il mondo intero. (Cammino di perfezione 21,4)


Pensate di trovarvi innanzi a Gesù Cristo, conversate con Lui e cercate di innamorarvi di Lui, tenendolo sempre presente. (Vita 12,2)


La continua conversazione con Cristo aumenta l'amore e la fiducia. (Vita 37,5)


Buon mezzo per mantenersi alla presenza di Dio è di procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma per servirsene ad intrattenervi spesso con Lui ed Egli vi suggerirà quello che gli dovete dire.


Se parlando con le creature le parole non vi mancano mai, perché vi devono esse mancare parlando con il Creatore? Non temetene: io almeno non lo credo! (Cammino di perfezione 26,9)


Non siate così semplici da non domandargli nulla! (Cammino di perfezione 28,3)


Chiedetegli aiuto nel bisogno, sfogatevi con Lui e non lo dimenticate quando siete nella gioia, parlandogli non con formule complicate ma con spontaneità e secondo il bisogno. (Vita 12,2)


Cercate di comprendere quali siano le risposte di Dio alle vostre domande.Credete forse che Egli non parli perché non ne udiamo la voce? Quando è il cuore che prega, Egli risponde. (Cammino di perfezione 24,5)


 A chi batte il cammino della preghiera giova molto un buon libro.


Per me bastava anche la vista dei campi, dell'acqua, dei fiori: cose che mi ricordavano il Creatore, mi scuotevano, mi raccoglievano, mi servivano da libri. (Vita 9,5)


Per molti anni, a meno che non fosse dopo la Comunione, io non osavo cominciare a pregare senza libro. (Vita 4,9)


 E' troppo bella la compagnia del buon Gesù per dovercene separare! E' altrettanto si dica di quella della sua Santissima Madre. (Seste Mansioni 7,13)


 ... fate il possibile di stargli sempre accanto. Se vi abituerete a tenervelo vicino ed Egli vedrà che lo fate con amore e che cercate ogni mezzo per contentarlo, non solo non vi mancherà mai, ma, come suol dirsi, non ve lo potrete togliere d'attorno.


L'avrete con voi dappertutto e vi aiuterà in ogni vostro travaglio. Credete forse che sia poca cosa aver sempre vicino un così buon amico? (Cammino di perfezione 26,1)


 Poiché Gesù vi ha dato un Padre così buono, procurate di essere tali da gettarvi fra le sue braccia e godere della sua compagnia.


E chi non farebbe di tutto per non perdere un tal Padre? Quanti motivi di consolazione! Li lascio alla vostra intuizione! In effetti, se la vostra mente si mantiene sempre tra il Padre e il Figlio, interverrà lo Spirito Santo ad innamorare la vostra volontà col suo ardentissimo amore. (Cammino di perfezione 27, 6-7)


Quelli che sanno rinchiudersi nel piccolo cielo della loro anima, ove abita Colui che la creò e che creò pure tutto il mondo, e si abituano a togliere lo sguardo e a fuggire da quanto distrae i loro sensi, vanno per buona strada e non mancheranno di arrivare all'acqua della fonte.


Essendo vicinissimi al focolare, basta un minimo soffio dell'intelletto perché si infiammino d'amore, già disposti come sono a ciò, trovandosi soli con il Signore, lontani da ogni oggetto esteriore. (Cammino di perfezione 28,5.8)


 Per cominciare a raccogliersi e perseverare nel raccoglimento, si deve agire non a forza di braccia ma con dolcezza. Quando il raccoglimento è sincero, l'anima sembra che d'improvviso s'innalzi sopra tutto e se ne vada, simile a colui che per sottrarsi ai colpi di un nemico, si rifugia in una fortezza.


Dovete saper che questo raccoglimento non è una cosa soprannaturale, ma un fatto dipendente dalla nostra volontà e che noi possiamo realizzare con l'aiuto di Dio. (Cammino di perfezione 28,6; 29,4)


Sapevo benissimo di avere un'anima, ma non ne capivo il valore, né chi l'abitava, perché le vanità della vita mi avevano bendati gli occhi per non lasciarmi vedere.


Se avessi inteso, come ora, che nel piccolo albergo dell'anima mia abita un Re così grande, mi sembra che non l'avrei lasciato tanto solo...e sarei stata più diligente per conservami senza macchia. (Cammino di perfezione 28,11)


Non si creda che nuoccia al raccoglimento il disbrigo delle occupazioni necessarie.


Dobbiamo ritirarci in noi stessi, anche in mezzo al nostro lavoro, e ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell'Ospite che abbiamo in noi, per-suadendoci che per parlare con Lui non occorre alzare la voce. (Cammino di perfezione 29,5)


 Il Signore ci conceda di non perdere mai di vista la sua divina presenza! (Cammino di perfezione 29,8)


 Quando un'anima... non esce dall'orazione fermamente decisa a sopportare ogni cosa, tema che la sua orazione non venga da Dio. (Cammino di perfezione 36,11)


 Quando un'anima si unisce così intimamente alla stessa misericordia, alla cui luce si riconosce il suo nulla e vede quanto ne sia stata perdonata, non posso credere che non sappia anch'essa perdonare a chi l'ha offesa.


Siccome le grazie ed i favori di cui si vede inon-data le appariscono come pegni dell'amore di Dio per lei, è felicissima di avere almeno qualche cosa per testimoniare l'amore che anch'ella nutre per lui. (Cammino di perfezione 36,12)


 La preghiera non è qualcosa di statico, è un'amicizia che implica uno sviluppo e spinge a una trasformazione, a una somiglianza sempre più forte con l'amico. (da L'amicizia con Cristo, cap VII)

La preghiera secondo i padri del deserto


L'importanza della preghiera del mattino
Non appena ti levi dopo il sonno, subito, in primo luogo, la tua bocca renda gloria a Dio e intoni cantici e salmi, poiché la prima preoccupazione, alla quale lo Spirito si apprende fin dall'aurora, esso continua a macinarla, come una mola, per tutto il giorno, sia grano sia zizzania. Perciò sii sempre il primo a gettar grano, prima che il nemico getti la zizzania.

Pregare prima di ogni cosa
Un anziano diceva: "Non far nulla senza pregare e non avrai rimpianti"

Detti di S. Isidoro
"Chi vuole essere sempre unito a Dio, deve pregare spesso e leggere spesso, perché nella preghiera siamo noi che parliamo a Dio, ma nella lettura della Bibbia è Dio che parla a noi".


"Tutto il progresso spirituale si basa sulla lettura e sulla meditazione: ciò che ignoriamo, lo impariamo con la lettura; ciò che abbiamo imparato, lo conser-viamo con la meditazione."


"La lettura della Bibbia ci procura un duplice vantaggio: istruisce la nostra intelligenza e ci introdu-ce all'amore per Iddio distogliendoci dalle cose vane."


"Nessuno può capire il senso della Bibbia, se non acquista consuetudine e familiarità con essa mediante la lettura".

 Detti di S. Pacomio
Mettiamo freno all'effervescenza dei pensieri che ci angosciano e che salgono dal nostro cuore come acqua in ebollizione, leggendo le Scritture e ruminandole incessantemente...e ne sarete liberati .

Detti di Arisitide l'Apologeta
"E' per la preghiera dei cristiani che il mondo sta in piedi". 

Detti di Evagrio Pontico
"La preghiera è sorgente di gioia e di grazia".


"Quando, dedicandoti alla preghiera, sei giunto al di sopra di ogni altra gioia, allora veramente hai trovato la preghiera.

Detti di Giovanni Climaco 
"La preghiera è sostegno del mondo, riconciliazione con Dio, misura del progresso spirituale, giudizio del Signore prima del futuro giudizio".

Detti di Barsanufio
"Anche tu, mentre resti tra gli uomini, aspettati tribolazioni, rischi e urti alla sensibilità. Ma se raggiungi il porto del silenzio, per te preparato, non avrai più paura"


"Osserva, fratello, quanto siamo meschini: parliamo soltanto con le labbra e le nostre azioni mostrano che siamo differenti da ciò che diciamo"


"Evita la collera quanto puoi, non giudicare nessuno e specialmente quelli che ti mettono alla prova. Pensandoci bene, capirai che sono loro che ti conducono alla maturità"


"Mi hai scritto chiedendo che pregassi per i tuoi peccati. Ti dirò la stessa cosa: Prega per i miei"

la preghiera che viene dal cuore


La preghiera è la chiave che apre la porta del mattino e chiude la porta della sera.  Non c’è pace senza grazia di Dio e non c’è grazia di Dio senza preghiera. Ecco perché chiedo a tutti voi di seguire la consuetudine della preghiera. La preghiera non è il passatempo ozioso della vecchietta.  Compresa nel suo vero valore e ben impiegata, essa è il più potente mezzo di azione. Senza dubbio la preghiera richiede una viva fede in Dio.  La preghiera vuota è come un suono di tromba o un rumore di cembali. Deve venire dal cuore. La preghiera che viene dal cuore ci distende, ci dà il senso della nostra misura, ci indica con chiarezza qual è il prossimo passo da fare. Nella vita possiamo perdere molte cose, ma non la preghiera che ci lega a Dio e gli uni agli altri in profonda solidarietà. La preghiera dovrebbe essere un bagno di purificazione per lo spirito dell’uomo. Se non ci laviamo, ne soffre la salute; allo stesso modo lo spirito diventa immondo, se non laviamo il cuore con la preghiera. Vi chiedo, pertanto, di non trascurarla mai. di: Gandi

Inno alla preghiera


La “preghiera” non ti darà il dono di immunizzarti dal dolore, ma certo ti dà la virtù della sopportazione ferma e paziente. Potenzia le capacità dell’anima con la fede nella ricompensa.
Mostra il valore del dolore accettato nel nome di Dio.
Allontana ogni ira della giustizia divina.
E’ sollecita dei nemici.
Supplica per i persecutori.
Sostiene i deboli.
Cura i malati.
Apre le porte del carcere.
Scioglie le catene dell’innocente.
Lava i peccati.
Respinge le tentazioni.
Spegne le persecuzioni.
Conforta i pusillanimi.
Incoraggia i generosi.
Guida i pellegrini.
Calma le tempeste.
Trattiene i malfattori.
Sostenta i poveri.
Intenerisce il cuore dei ricchi.
Rialza i caduti.
Sostiene i deboli.
Sorregge i forti.
Solo la preghiera disarma Dio. di: Sant’ Alfonso  Maria de’ Liguori

In silenzio davanti a Dio

La preghiera è invece anzitutto uno stare in silenzio davanti a Dio; non è per lo più questione di sforzo, piuttosto un momento di abbandono adorante al Padre. Carlo Maria Martini, Le tenebre e la luce, il dramma della fede di fronte a Gesù, Piemme, 2007 p.9

Consigli sulla preghiera


Le nostre preghiere
sono in prevalenza preghiere vocali;
dovrebbero essere ardenti di parole
provenienti dalla fornace di un cuore pieno d'amore.
con queste preghiere parliamo a Dio
con grande rispetto e fiducia.
Pregate a mani giunte,
occhi bassi e in alto i cuori,
e le vostre preghiere diverranno
come un sacrificio puro e santo offerto a Dio.
Non tirate per le lunghe
o non correte troppo;
non elevate la voce o bisbigliate,
ma siate devoti;
con grande dolcezza,
con naturale semplicità,
senza alcuna affettazione,
offrite la vostra lode a Dio
con tutto quanto il cuore e l'anima.
Dobbiamo capire
il significato delle preghiere che recitiamo
e sentire la dolcezza di ciascuna parola,
perché queste preghiere
siano di grande vantaggio;
dobbiamo meditare a volte su di esse,
e spesso, durante il giorno,
trovare in esse il nostro riposo.  di: Madre Teresa di Calcutta

Come pregare


Abba Nilo disse: “Non desiderare che ti avvenga come a te sembra bene, ma come a Dio piace, e sarai libero da turbamento e colmo di gratitudine nella tua preghiera” (padri della chiesa volti e voci, Detti editi e inediti dei padri del deserto, Introduzione, scelta e traduzione dalle lingue originali a cura di Sabino Chialà e Lisa Cremaschi, monaci di Bose, Edizione Qiqajon comunità di Bose, 2002,) 

Attenzione nella preghiera


Pregare con cuore distratto, è ancora preghiera? L'attenzione è la prima condizione per ogni preghiera vitale. In greco si da un accostamento tra proseuche (preghiera) e prosoche (attenzione). La prima non può riuscire senza la seconda e la seconda è la porta di ingresso alla prima. Simone Weil prende in considerazione questo legame tra attenzione e preghiera nei suoi pensieri sparsi raccolti sotto il titolo di La pesanteur et la gràce: «L'attenzione, al suo grado più elevato è la medesima cosa della preghiera. Suppone la fede e l'amore». E: «L'attenzione assolutamente pura è preghiera».  Ella considera ugualmente come anche lo studio puro che ' esiga la massima attenzione - che sia matematica o una traduzione dal latino - non si distingua dalla vita spirituale e da ciò che è preghiera più profonda. Allorché trasmisi questo insegnamento ai trappisti, l'abate mi disse: «È possibile pregare senza distrazioni?», Pregare senza distrazioni è qualcosa a cui dobbiamo tendere; solo ad alcuni è dato di realizzarlo, come insegna anche il padre del deserto Evagrio (+399) nel suo famoso trattato sulla preghiera. Papa Giovanni XXIII annota nel suo Diario come anch'egli fosse soggetto a distrazioni durante la preghiera silenziosa del mattino. Il consiglio che egli dava in questo caso era: «Ritorna al tuo punto di partenza, anima mia, e fallo con molta dolcezza». Benoit Standaert, Spiritualità arte di vivere: un alfabeto, Vita e pensiero, Milano,2007,p.17-18

mercoledì 25 aprile 2012

Pregate e vi santificherete


“La preghiera è la ricerca di Dio che sta nei cieli, e ovunque poiché è infinito… Chi non prega, non può vivere in grazia di Dio. Pregare, pregare bene, pregare molto. Non solo quando abbiamo bisogno di grazie, non solo per chiedere. La vera preghiera è quella
·        di adorazione: riconoscimento della bontà, dell’amore di Dio
·        poi di ringraziamento: sono un nulla, eppure sono un corpo, ho dei doni, tutto tuo dono - il mondo l’hai creato per me.  Vediamo la mano di Dio dappertutto, e ringraziamolo
·        di perdono
·        di richiesta: non solo le cose materiali, ma “cercate prima il Regno dei Cieli”, la grazia, il Paradiso per noi e per gli altri.
Pregate e vi santificherete - santificherete - vi salverete.”  (Quaderno dei ricordi durante i SS. Esercizi, ? 1944 - 1948) Santa Gianna Beretta Molla

Come noi li abbiamo rimessi


Il tema «perdono» pervade tutto il Vangelo. Lo incontriamo subito all'inizio del Discorso della montagna nella nuova interpretazione del quinto comandamento, in cui il Signore ci dice: «Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (Mt 5,23s). Non si può presentare al cospetto di Dio chi non si è riconciliato con il fratello; prevenirlo nel gesto della riconciliazione, andargli incontro - questo è il presupposto per un giusto culto a Dio. Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, 2007, p.189

Padre nostro...di San Francesco d'Assisi


Alsantissimo Padre nostro: creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro. Che sei nei cieli negli angeli e nei santi, illuminandoli alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce; infiammandoli all'amore, perché tu, Signore, sei amore; ponendo la tua dimora in loro e riempiendoli di beatitudine, perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene. Sia santificato il tuo nome: si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l'ampiezza dei tuoi benefici, l'estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi. Venga il tuo regno perché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, ove la visione di te è senza veli, l'amore di te è perfetto, la comunione di te è beata, il godimento di te senza fine. Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra affinché ti amiamo con tutto il cuore sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le energie e sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno. Il nostro pane quotidiano il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: in memoria, comprensione e reverenza dell'amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì. E rimetti a noi i nostri debiti per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l'intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti. Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che non sappiamo pienamente perdonare, Tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo, sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti. E non ci indurre in tentazione a: nascosta o manifesta, improvvisa o insistente. Ma liberaci dal male passato, presente e futuro. di: San Francesco d'Assisi


Padre nostro...di: Sant' Agostino


Padre nostro che sei nei cieli... Non attaccatevi alle cose della terra, dal momento che avete trovato un padre nei cieli. Avete cominciato a far parte d'una grande famiglia. Se lassù è nostro Padre, lassù ci viene preparata la nostra eredità. (discorso 59,1,2) Sia santificato il tuo nome... Il nome di Dio si santifica col diventare santi noi, perché il suo Nome è sempre santo. (discorso 58,2,3) Venga il tuo regno... Lo chiediamo o no, il regno di Dio verrà ugualmente. Questa preghiera la facciamo per noi. E noi saremo suo regno se, credendo in Lui, in Lui avanzeremo. Se saremo ribelli, il regno verrà, per altri, non per noi (discorso 57,5,5) Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra... Il cielo in noi è la nostra anima, la terra in noi è il nostro corpo. Quando la carne ha desideri cattivi in opposizione allo spirito, come la terra contro il cielo, anche lo spirito abbia desideri opposti a quelli della carne, perchè la terra non abbatta il cielo. Se poi non siamo capaci di eliminare questo conflitto, almeno rifiutiamo il nostro consenso. (discorso 59,2,5) Dacci oggi il nostro pane quotidiano... Quando dici "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", riconosci d'essere un mendicante di Dio. Ma non arrossire: per questo uno sia ricco sulla terra, è sempre un mendicante di Dio. Il pane quotidiano chiesto dai figli è la Parola di Dio; esso ci viene distribuito ogni giorno. E' il nostro pane quotidiano, di questo pane si nutre il cuore, non il corpo. (discorso 56,6,9.10) Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori... Noi prendiamo un impegno solenne, facciamo un patto e un accordo con Dio. Dio il tuo Signore ti dice: "Perdona tu e perdonerò anch'io. Tu non hai perdonato? Tu ti rivolgi contro te stesso, non io". Non vi sembri tuttavia questa una cosa impossibile. Se vi sembrerà una cosa impossibile, non la farete. (discorso 56,9,13.10,14) E non ci indurre in tentazione... Non si deve temere alcun nemico fuori di noi; vinci te stesso e il mondo sarà vinto. Dio ti faccia riportare vittoria su di te, ripeto, su di te, non su un nemico che sta fuori di te, ma che risiede nell'intimo dell'anima tua. Dio ti aiuterà e ti farà trionfare. Egli desidera che gli chiediamo questa grazia più che la pioggia... (discorso 57,9,9.13,13) Ma liberaci dal male... Quando Dio libera dal male, perchè ti guardi attorno? Non andare lontano, non spingere l'occhio di qua e di là. Guarda a te. Ad essere cattivo sei tu. (discorso 256,1) Amen Dire "Amen" è sottoscrivere. "Amen" in latino vuol dire "E' verità". Sia veritiero il tuo "Amen" (discorso 229, 3; 272,1) di: Sant'  Agostino

Padre nostro...di Santa Matilde


IL PADRE NOSTRO DI SANTA MATILDE
(Ogni volta Matilde recitava questa preghiera ella vedeva schiere di povere anime entrare in Cielo)

Padre nostro che sei nei Cieli Io ti supplico, o Padre Celeste, perdona alle povere anime nel purgatorio perché esse non hanno amato Te loro Signore e Padre che Tu per puro amore e generosità avevi accolte come figlie, e non ti hanno reso quell'onore che Ti era dovuto, ma ti hanno scacciato da loro cuore, dove Tu volevi abitare sempre, con il peccato. In riparazione di quelle colpe io ti offro quell'amore e quell'onore, che il Tuo Unigenito Figlio Ti ha tributato durante la sua vita terrena, e tutte le opere e le penitenze e le riparazioni con cui Egli ha lavato ed espiato tutte le colpe degli uomini. Amen. Sia santificato il Tuo Nome Io Ti supplico incessantemente e benignissimo Padre, perdona alle povere anime perché esse non sempre hanno rispettato e onorato il Tuo Santo Nome, ma spesso lo hanno avuto irriflessivamente e superficialmente sulle labbra e con una vita peccaminosa si sono rese indegne del nome di Cristiane. In soddisfazione di questi peccati io Ti offro l'onore che il Tuo amato Figliolo Ti ha reso sulla terra con le sue prediche e azioni, glorificando il Tuo Nome. Amen. Venga il Tuo Regno Io ti pregno o benignissimo Padre, perdona alle povere anime perché esse non sempre hanno ardentemente considerato il Tuo Regno e hanno cercato il tuo regno, dove solo c'è la vera pace e il riposo. In riparazione della superficialità nel compiere il bene io Ti offro i santi desideri di Tuo Figlio, con cui Egli cerca e vuole e desidera che anch'esse siano coeredi del suo Regno. Amen. Sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra Io Ti prego, o benignissimo Padre, perdona alle povere anime, perché esse non hanno sottomesso la loro volontà alla tua, ma molto spesso sono vissute secondo il loro gusto e a modo loro e hanno agito e si sono comportate contro il tuo volere. Per la loro disubbidienza io Ti offro la perfetta unione dell'amatissimo Cuore di Tuo Figlio con la tua santissima volontà e le sua profonda sottomissione per cui Lui fu obbediente fino alla morte. Amen. Dacci oggi il nostro pane quotidiano Io Ti prego, o Padre buono, perdona alle povere anime, perché esse hanno ricevuto tanto spesso il santissimo Sacramento dell'altare senza un vivo desiderio, senza attenzione e senza ardente amore, o perfino indegnamente o hanno trascurato di riceverlo. Per questi loro peccati io Ti offro l'altissima santità e la devozione di Gesù Cristo, Tuo Figlio, come pure il suo ardente amore, con cui ci ha donato questo adorabilissimo Bene. Amen. Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori Io Ti prego, amabilissimo Padre, perdona alle povere anime del Purgatorio tutti i peccati di cui si sono caricati - dei sette peccati capitali - e specialmente anche perché esse non hanno amato i loro nemici e non li hanno voluto perdonare. Per questi peccati io Ti offro la amorosa preghiera che Tuo Figlio Ti ha rivolto dalla sua santa Croce per i suoi nemici. Amen. Non ci indurre in tentazione Io Ti prego, o benignissimo Padre, perdona alle povere anime perché esse tanto spesso non hanno opposto nessuna resistenza alle tentazioni e alle loro passioni, ma hanno seguito il maligno nemico e hanno soddisfatto ai desideri della carne. Per tutte queste loro molteplici mancanze e peccati io Ti offro la gloriosa vittoria di Gesù Cristo, con cui Egli ha vinto il mondo, come pure Ti offro la sua santissima vita, le sue fatiche e il suo lavoro e la sua amarissima Passione e Morte! Amen. Ma liberaci dal Male E da tutti i castighi, per i meriti del tuo Amatissimo Figlio, e conduci le povere anime e noi nel Regno dell'eterna gloria, che sei Tu stesso. Amen!

Padre nostro...secondo il Catechismo


ARTICOLO 1
«LA SINTESI DI TUTTO IL VANGELO»

2761 « L'Orazione domenicale è veramente la sintesi di tutto il Vangelo ».7 « Dopo che il Signore ci ebbe trasmesso questa formula di preghiera, aggiunse: "Chiedete e ottenete" (Gv 16,24). Ognuno può, dunque, innalzare al cielo preghiere diverse secondo i suoi propri bisogni, però incominciando sempre con la Preghiera del Signore, la quale resta la preghiera fondamentale ».8

I. Al centro delle Scritture

2762 Dopo avere mostrato come i salmi siano il principale alimento della preghiera cristiana e confluiscano nelle domande del « Padre nostro », sant'Agostino conclude:

« Se passi in rassegna tutte le parole delle preghiere contenute nella Sacra Scrittura, per quanto io penso, non ne troverai una che non sia contenuta e compendiata in questa preghiera insegnataci dal Signore ».9

2763 Tutte le Scritture (la Legge, i Profeti e i Salmi) sono compiute in Cristo.10 Il Vangelo è questa « Lieta Notizia ». Il suo primo annunzio è riassunto da san Matteo nel discorso della montagna.11 Ebbene, la preghiera al Padre nostro è al centro di questo annuncio. È in questo contesto che si illumina ogni domanda della preghiera che ci ha lasciato il Signore:

« La preghiera del Pater noster è perfettissima [...]. Nella Preghiera del Signore non solo vengono domandate tutte le cose che possiamo rettamente desiderare, ma anche nell'ordine in cui devono essere desiderate: cosicché questa preghiera non solo insegna a chiedere, ma plasma anche tutti i nostri affetti ».12

2764 Il discorso della montagna è dottrina di vita, l'Orazione domenicale è preghiera, ma nell'uno e nell'altra lo Spirito del Signore dà una nuova forma ai nostri desideri, ai moti interiori che animano la nostra vita. Gesù ci insegna la vita nuova con le sue parole e ci educa a chiederla mediante la preghiera. Dalla rettitudine della nostra preghiera dipenderà quella della nostra vita in lui.

II. «La Preghiera del Signore»

2765 L'espressione tradizionale « Orazione domenicale » (cioè « Preghiera del Signore ») significa che la preghiera al Padre nostro ci è insegnata e donata dal Signore Gesù. Questa preghiera che ci viene da Gesù è veramente unica: è « del Signore ». Da una parte, infatti, con le parole di questa preghiera, il Figlio unigenito ci dà le parole che il Padre ha dato a lui:13 è il maestro della nostra preghiera. Dall'altra, Verbo incarnato, egli conosce nel suo cuore di uomo i bisogni dei suoi fratelli e delle sue sorelle in umanità, e ce li manifesta: è il modello della nostra preghiera.

2766 Ma Gesù non ci lascia una formula da ripetere meccanicamente.14 Come per qualsiasi preghiera vocale, è attraverso la Parola di Dio che lo Spirito Santo insegna ai figli di Dio a pregare il loro Padre. Gesù non ci dà soltanto le parole della nostra preghiera filiale: ci dà al tempo stesso lo Spirito, per mezzo del quale quelle parole diventano in noi « spirito e vita » (Gv 6,63). Di più: la prova e la possibilità della nostra preghiera filiale è che il Padre « ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! » (Gal 4,6). Poiché la nostra preghiera interpreta i nostri desideri presso Dio, è ancora « colui che scruta i cuori », il Padre, che « sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i desideri di Dio » (Rm 8,27). La preghiera al Padre nostro si inserisce nella missione misteriosa del Figlio e dello Spirito.

III. La preghiera della Chiesa

2767 Questo dono inscindibile, delle parole del Signore e dello Spirito Santo che le vivifica nel cuore dei credenti, è stato ricevuto e vissuto dalla Chiesa fin dalle origini. Le prime comunità pregano la Preghiera del Signore « tre volte al giorno »,15 in luogo delle « Diciotto benedizioni » in uso nella pietà ebraica.

2768 Secondo la Tradizione apostolica, la Preghiera del Signore è essenzialmente radicata nella preghiera liturgica:

Il Signore « ci insegna a pregare insieme per tutti i nostri fratelli. Infatti egli non dice Padre mio che sei nei cieli, ma Padre nostro, affinché la nostra preghiera salga, da un cuore solo, per tutto il corpo della Chiesa ».16

In tutte le tradizioni liturgiche la Preghiera del Signore è parte integrante delle Ore maggiori dell'Ufficio divino. Ma il suo carattere ecclesiale appare in tutta evidenza particolarmente nei tre sacramenti dell'iniziazione cristiana.

2769 Nel Battesimo e nella Confermazione la consegna (« traditio ») della Preghiera del Signore significa la nuova nascita alla vita divina. Poiché la preghiera cristiana è parlare a Dio con la Parola stessa di Dio, coloro che sono stati « rigenerati [...] dalla Parola di Dio viva ed eterna » (1 Pt 1,23) imparano ad invocare il loro Padre con la sola Parola che egli sempre esaudisce. Ed ormai lo possono, perché il sigillo dell'unzione dello Spirito Santo è impresso, indelebile, sul loro cuore, sulle loro orecchie, sulle loro labbra, su tutto il loro essere filiale. Per questo la maggior parte dei commenti patristici del Padre nostro sono destinati ai catecumeni e ai neofiti. Quando la Chiesa prega la Preghiera del Signore, è sempre il popolo dei « rinati » che prega e ottiene misericordia.17

2770 Nella liturgia eucaristica la Preghiera del Signore appare come la preghiera di tutta la Chiesa. È lì che si rivela il suo pieno senso e la sua efficacia. Posta tra l'anafora (preghiera eucaristica) e la liturgia della Comunione, essa da un lato ricapitola tutte le domande e le intercessioni espresse lungo lo sviluppo dell'epiclesi, e, dall'altro, bussa alla porta del Banchetto del Regno, di cui la Comunione sacramentale è un anticipo.

2771 Nell'Eucaristia, la Preghiera del Signore manifesta anche il carattere escatologico delle proprie domande. Essa è la preghiera tipica degli « ultimi tempi », i tempi della salvezza, che sono cominciati con l'effusione dello Spirito Santo e che si compiranno con il ritorno del Signore. Le domande al Padre nostro, a differenza delle preghiere dell'Antica Alleanza, si fondano sul mistero della salvezza già realizzato, una volta per tutte, in Cristo crocifisso e risorto.

2772 Da questa fede incrollabile sgorga la speranza che anima ognuna delle sette domande. Esse esprimono i gemiti del tempo presente, di questo tempo della pazienza e dell'attesa, in cui « ciò che noi saremo non è stato ancora rivelato » (1 Gv 3,2).18 L'Eucaristia e il « Padre nostro » sono protesi verso la venuta del Signore, « finché egli venga » (1 Cor 11,26).

In sintesi

2773 In risposta alla domanda dei suoi discepoli (« Signore, insegnaci a pregare »: Lc 11,1), Gesù consegna loro la preghiera cristiana fondamentale del « Padre nostro ».

2774 « L'Orazione domenicale è veramente la sintesi di tutto il Vangelo »,19 « la preghiera perfettissima ».20 Essa è al centro delle Scritture.

2775 È chiamata « Orazione domenicale » perché ci viene dal Signore Gesù, maestro e modello della nostra preghiera.

2776 L'Orazione domenicale è, per eccellenza, la preghiera della Chiesa. È parte integrante delle Ore maggiori dell'Ufficio divino e dei sacramenti dell'iniziazione cristiana: Battesimo, Confermazione ed Eucaristia. Inserita nell'Eucaristia, manifesta il carattere « escatologico » delle proprie domande, nella speranza del Signore, « finché egli venga » (1 Cor 11,26).


--------------------------------------------------------------------------------

(7) Tertulliano, De oratione, 1, 6: CCL 1, 258 (PL 1, 1255).

(8) Tertulliano, De oratione, 10: CCL 1, 263 (PL 1, 1268-1269).

(9) Sant'Agostino, Epistula 130, 12, 22: CSEL 44, 66 (PL 33, 502).

(10) Cf Lc 24,44.

(11) Cf Mt 5-7.

(12) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 83, a. 9, c: Ed. Leon. 9, 201.

(13) Cf Gv 17,7.

(14) Cf Mt 6,7; 1 Re 18,26-29.

(15) Didaché, 8, 3: SC 248, 174 (Funk, Patres apostolici, 1, 20).

(16) San Giovanni Crisostomo, In Matthaeum, homilia 19, 4: PG 57, 278.

(17) Cf 1 Pt 2,1-10.

(18) Cf Col 3,4.

(19) Tertulliano, De oratione, 1, 6: CCL 1, 258 (PL 1, 1255).

(20) San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 83, 9, c: Ed. Leon. 9, 201.

           



Padre nostro di...di: Cromazio di Aquileia


«Padre nostro che sei nei cieli» (Mt 6,9). È un’espressione di libertà, colma di fiducia. Dunque, dovete avere questa condotta di vita, per poter essere figli di Dio e fratelli di Cristo. Infatti, chi oserà chiamare temerariamente Dio suo Padre, se trasgredisce la sua volontà? Di conseguenza, carissimi, mostratevi degni dell’adozione divina, poiché sta scritto: « A quanti hanno creduto in lui, ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). «Sia santificato il tuo nome» (Mt 6,9): non perché Dio venga santificato con le nostre preghiere, lui che è sempre santo, bensì chiediamo che il suo nome sia santificato in noi, affinché mentre veniamo  santificati nel suo battesimo, siamo perseveranti in ciò che abbiamo iniziato a essere. «Venga il tuo regno» (Mt 6,10). Forse che esiste un momento in cui Dio non regna, mentre il suo regno è immortale?  Quando diciamo: «Venga il tuo regno », chiediamo che giunga il nostro regno, promesso da Dio e meritatoci con il sangue e con la passione di Cristo. «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra» (Mt 6,10): la tua volontà consiste nel fatto che ciò che tu vorrai nel cielo lo facciamo, in maniera irreprensibile, qui sulla terra. «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» (Mt 6,11). Qui dobbiamo intendere il cibo spirituale. Infatti, il nostro pane è Cristo che ha detto: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6,51). Lo diciamo «quotidiano», perché dobbiamo implorare l’immunità del peccato per essere degni dell’alimento celeste. « E rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori ». Il significato di questo insegnamento è che noi non possiamo ottenere il perdono dei peccati se prima non perdoniamo coloro che hanno commesso una colpa contro di noi, in conformità a quanto il Signore dice nel Vangelo: « Se non perdonerete agli uomini le loro colpe, neppure il Padre vostro perdonerà agli uomini le vostre colpe» (Mt 6,15). «E non indurci in tentazione»: non permettere che siamo ingannati da colui che ci tenta, dall’autore della perversità. Dice, infatti, la Scrittura: «Dio non può essere tentato dal male» (Gc 1,13). Il diavolo, invece, è il tentatore; e per poterlo sconfiggere il Signore dice: «Vigilate e pregate per non cadere in tentazione » (Mt 26,41).  (Sermone 40,2) di: Cromazio di Aquileia

Non dire


Non dire
Padre
se ogni giorno non ti comporti come un figlio.

Non dire
Nostro
se vivi isolato nel tuo egoismo.

Non dire
che sei nei cieli
se pensi solo alle cose terrene.

Non dire
sia santificato il tuo nome
se non lo onori.

Non dire
venga il tuo Regno
se lo confondi con un risultato materiale.

Non dire
sia fatta la tua volontà
se non l’accetti quando è dolorosa.

Non dire
il nostro pane quotidiano
se non ti preoccupi della gente che ha fame.

Non dire
perdona i nostri debiti
se conservi rancore verso tuo fratello.

Non dire
liberaci dal male
se non prendi posizione contro il male.

Non dire
amen
se non hai capito o non hai preso sul serio
la parola del Padre Nostro.

Padre nostro... del Cardinale Kim


Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Padre nostro che stai in mezzo a milioni di uomini affamati, Che stai nella vita di tutti gli uomini assetati di giustizia, Sia santificato il tuo nome nei poveri e negli umili. Venga il tuo regno, che è libertà, verità e fraternità nell'amore. Si compia la tua volontà, che è liberazione e Vangelo da proclamare agli afflitti. Dona a tutti il pane di ogni giorno: Il pane della casa, della salute, dell'istruzione, della terra. Perdonaci, o Signore, di dimenticare i nostri fratelli  E liberaci dalla costante tentazione di servire al denaro invece che a Te, e da ogni male. Perché tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli. Amen   del Cardinale Kim

COMMENTO AL PADRE NOSTRO
dagli scritti del Cardinale Kim 
Attorno a te il pane non manca. Non si tratta solo del pane di farina. Tu stesso hai bisogno di altro pane per vivere una vita veramente umana: il pane bianco dell'amicizia, dell'accoglienza, del rispetto, dell'aiuto reciproco, dell'amore fraterno, della giustizia e della libertà, quello dei diritti e delle responsabilità, quello della salute e della cultura. Tutto questo condividilo: sarai fratello con tutti gli uomini. Ma c'è anche il pane nero: quello della povertà, della sofferenza, della solitudine, della disperazione, della malattia, dell'ignoranza.  Se non saprai condividere anche questo, non sei discepolo del Signore. Supera ogni barriera: di nazionalità, di razza, di colore e di classe, e allarga la tua comunione a livello universale: solo così sarai testimone del Risorto.  Se non condividerai il pane, quello bianco e quello nero, resterai nella situazione dei due discepoli di Emmaus: erano vicinissimi al Cristo camminavano accanto a Lui, ma non potevano riconoscerlo... Lo riconobbero solo allo spezzare del pane.


Padre nostro...di: Diethard Zils


Tu sei vicino a tutti gli uomini:a quelli che prima di noi sono stati disponibili per la chiamata ad una vita nuova; a quelli che con noi abitano questo pianeta, qui vicino e molto lontano; a quelli che dopo di noi dovranno vivere di ciò che noi lasciamo loro, per questo ti invochiamo: Padre nostro che sei nei cieli.  Noi professiamo colui che ha vissuto il tuo nome, colui che si chiama "Dio salva" e "Dio è presente", per questo diciamo: Sia santificato il tuo nome. Noi vediamo che i nostri regni umani portano sempre soltanto morte e rovina e prepotenza, per questo ti preghiamo: Venga i1 tuo regno. In Gesù riconosciamo che la tua volontà è vita, nonostante ogni morte e attraverso la morte, per questo speriamo: Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Gesù come un chicco di grano fu sotterrato e morì, ma, come pane della vita del mondo, risuscitando spezzò la morte per questo preghiamo: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Gesù con la sua morte garantì una nuova dignità, e Tu nella risurrezione di Gesù dici "sì" all'ingiusta morte; così noi scopriamo che il peccato e la morte non hanno l'ultima parola, per questo osiamo dire: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Noi vogliamo camminare sulla strada di Gesù, la strada che porta gli uomini fuori dallo schema mortale di"così è sempre stato" e "non cambierà niente", e siamo sempre tentati di fuggire indietro verso la schiavitù dell'impotenza e della paura, per questo ti supplichiamo: Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. E così ti lodiamo con tutti quelli che camminano sulla via di Gesù e che hanno camminato e che cammineranno, con tutte le persone cambiate dal tuo amore, e acclamiamo a voce alta: Poiché tuo è il regno e la potenza e la gloria nei secoli. Amen. di: Diethard Zils 

Padre nostro...di Karl Rahner


Padre nostro che sei nei cieli del mio cuore anche se sembra un inferno. Sia santificato il tuo nome, sia invocato nel silenzio mortale dei mio perplesso ammutolire. Venga a noi il tuo regno, quando tutto ci abbandona. Sia fatta la tua volontà, anche se si uccide, poiché essa è vita e ciò che in terra sembra la fine in cielo invece è l'inizio della tua vita. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Facci pregare anche per questo: non ci scambiamo mai con te neppure nell'ora in cui tu ci sei vicino e invece notiamo almeno dalla nostra fame di essere poveri e insignificanti creature. Rimetti i nostri debiti e nella prova preservaci dalla colpa e dalla tentazione che in fondo è una sola: di non credere in te e di non comprendere il tuo amore. Ma liberaci da noi stessi, liberaci in te, liberaci nella tua libertà e nella tua vita. Parliamo a Dio così, con molto meno parole e molto più cuore. di Karl Rahner (uno dei maggiori teologi cattolici del '900).

Sia fatta la tua volontà sia in cielo che in terra


Dalle parole di questa domanda si rendono immediatamente evidenti due cose: c'è una volontà dì Dio con noi e per noi che deve diventare il criterio del nostro volere e del nostro essere. E ancora: la caratteristica del «cielo» è che lì immancabilmente vien fatta la volontà di Dio, o con altre parole: dove si fa la volontà di Dio, è cielo. L'essenza del cielo è l'essere una cosa sola con la volontà di Dio, l'unione tra volontà e verità. La terra diventa «cielo», se e in quanto in essa vien fatta la volontà di Dio, mentre è solo «terra», polo opposto del cielo, se e in quanto essa si sottrae alla volontà di Dio. Perciò noi chiediamo che le cose in terra vadano come in cielo, che la terra diventi «cielo». Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, 2007, p.178

Sia santificato il tuo nome


Quando impariamo a pregare con Gesù: «sia santificato il tuo Nome», possiamo comprendere meglio ciò, considerando l'espressione come una forma discreta con cui chiediamo a Dio di «santificare Egli stesso il suo Nome». Non siamo noi a santificare il Nome di Dio, ma permettiamo a Lui di santificare in tutto il suo Nome: in noi e attraverso di noi. Benoit Standaert, Spiritualità arte di vivere: un alfabeto, Vita e pensiero, Milano,2007,p.276

Venga il tuo Regno


L'ordine delle priorità che Gesù qui ci Ìndica può ricordarci la narrazione veterotestamentaria circa la prima preghiera di Salomone dopo la sua intronizzazione. Lì si racconta che il Signore di notte apparve in sogno al giovane re e gli concesse di porgli una richiesta per la quale gli assicuruva l'esaudimento. Un classico tema dei sogni dell'umanità! Che cosa chiede Salomone? «Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male» (1 Re 3,9). Dio lo loda perché non ha chiesto - come sarebbe stato spontaneo - né ricchezza, né beni, né gloria, né la morte dei suoi nemici e neppure una lunga vita (cfr. 2 Cr 1,11), ma la cosa veramente essenziale: il cuore docile, la capacità di distinguere il bene dal male. E perciò Salomone ottiene poi anche il resto in aggiunta. Con la domanda: «venga il tuo regno» (non il nostro!) il Signore vuole condurci proprio a questo modo di pregare e dì stabilire le priorità del nostro agire. La prima cosa, quella essenziale, è il cuore docile, perché sia Dio a regnare e non noi. Il regno di Dio viene attraverso il cuore docile. Questa è la sua via. E per questo noi dobbiamo prcgare sempre. Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, 2007, p.176-177

martedì 24 aprile 2012

Aforisma


Epist, II, p. 370


Profondità


Come i due ladroni


La via che il cristiano
percorre nella vita (nella vita terrena)
è anche come nella storia dei due ladroni:
l’uno si esaspera,
l’altro si converte. (Lc 23,39ss)
di: Kierkegaard, Il mistero della Passione, 
Antologia dal diario, a cura di Tito Di Stefano

Imitiamo la passione di Cristo


Con le nostre sofferenze imitiamo la passione di Cristo, con il nostro sangue onoriamo il sangue di Cristo.
Se sei Simone di Cirene, prendi la croce e segui Cristo.
Se sei Giuseppe d’Arimatea, assumi quel corpo e rendi tua propria così l’espiazione del mondo.
Se sei Nicodemo seppellisci il suo corpo e ungilo con gli unguenti di rito, cioè circondalo del tuo culto e della tua adorazione.
Se sei una delle Marie, spargi al mattino le tue lacrime.
Fa’ di vedere per primo la pietra rovesciata, vai incontro agli angeli, anzi allo stesso Gesù. di: San Gregorio Nazianzeno, Discorso 44,24

Coscienza e prescienza di Gesù nella passione


...la coscienza e prescienza di Gesù. Due volte occorre il verbo «sapendo». E sapendo che cosa? Sapendo il suo destino («che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre»); sapendo il suo potere e la sua responsabilità («che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani»); e sapendo la sua origine e il termine del suo cammino («che da Dio era venuto e a Dio ritornava»).A me pare che questo è come il principio e fondamento a partire dal quale si può intendere tutta la Passione: il nuovo esodo, in piena coscienza da parte di Gesù, con piena cognizione di ciò che avverrà. Egli è pienamente padrone degli eventi, tanto è vero che, come vedremo considerando il racconto della Passione, non è lui che viene arrestato, che viene interrogato, che viene giudicato, ma è lui che arresta, che interroga, che giudica; non è lui che viene ucciso, ma è lui che muore dando la vita volontariamente e liberamente, per riprenderla. Queste parole costituiscono veramente come una sintesi, un punto di partenza per leggere la Passione.  Carlo Maria Martini, Le tenebre e la luce, il dramma della fede di fronte a Gesù, Piemme, 2007 p.19

L’ingresso in Gerusalemme


L’ingresso in Gerusalemme…
Essi pensavano: "Ecco il trionfo!"
e lui invece sapeva "Ecco la mia fine!".
Questo isolamento appartiene
essenzialmente alla sofferenza di Cristo,
come sofferenza dell’anima:
questa solitaria consapevolezza
di comprendere tutti i segni
contrariamente all’apparenza!...
Cristo sente nel giubilo l’inizio della fine.
Ma a che serve spiegare simili cose agli uomini?
Essi forse le imparano a memoria
come una filastrocca, senza comprenderle.
Per comprenderle, bisogna essere
profondamente iniziati alle sofferenze,
essere uomini amanti del silenzio;
sì, tanto amanti del silenzio
da aver oramai capito che le chiacchiere,
le scemenze, l’affaccendarsi hanno sempre il sopravvento.
di:Kierkegaard, Il mistero della Passione,
 Antologia dal diario, a cura di Tito Di Stefano