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venerdì 18 maggio 2012

L'amore chiese all'amicizia


Un giorno l'amore chiese all'amicizia: «Ma tu, a cosa servi? Rispose l'amicizia: « Ad asciugare le lacrime che tu fai cadere». 

La guerra maggiore

In un testo islamico si legge: « Un compagno del Profeta Maometto - su di lui sia la pace e la benedizione di Allah - ci ha trasmesso questo detto del Messaggero di Allah - su di lui sia la pace e la benedizione di Allah -: "Ci sono due guerre, quella maggiore e quella minore. La guerra minore è quella combattuta dagli eserciti; la guerra maggiore è quella combattuta da ogni uomo, dentro se stesso e contro le proprie passioni" ».

C'era una volta un asino


C'era una volta un asino che pascolava in un Prato. Ad un tratto Si accorse di un lupo che aveva intenzione di assalirlo. Allora fece finta di zoppicare. Il lupo gli si accostò e volle sapere la causa per cui zoppicava.  L'asino gli disse: «Camminando, ho messo il piede su un cespuglio spinoso. Ora ti prego di togliermi la spina, altrimenti potresti pungerti mentre mi mangi!».  Il lupo si lasciò convincere: sollevò la zampa dell' asino e si mise ad osservare attentamente il piede. Mentre era tutto assorto nell'osservare, 1'asino gli sferrò un potente calcio che gli fece saltare tutti i denti! Così malconcio, il lupo se ne andò.
Non dare mai dell'asino a nessuno.  Anche gli asini! hanno la loro bella intelligenza capace di toglierli d'impaccio.

Contento di esser vivo

Una volta la talpa, il gatto e l'allodola discutevano tra loro quale fosse la strada per conoscere meglio la vita. La talpa diceva:  - Io scavo, io vado alle radici della realtà! - Il gatto diceva:  - Io guardo attento e scatto al momento giusto! - L'allodola diceva:  - Io volo alto e di là osservo come gira il mondo - Ad un tratto i tre sentirono un canto allegro: era un usignolo.  - Che fai? - gli domandarono? - Io? Io sono semplicemente contento d'essere vivo! -

Convertire e convertirsi

U n missionario, richiamato in patria dal suo vescovo, fu invitato a impegnarsi a fondo per convertire i fedeli europei. Gli uomini e le donne della nuova par:occhia lo ascoltarono dapprima con interesse, ma con il passare dei mesi la loro attenzione si affievolì. Un giorno un amico di passaggio chiese al missionario: . « Perché continui a predicare? Ormai la gente non ti ascolta più! ». L'altro rispose: «La mia esperienza mi aiuta a vivere. Volevo trasformare il mondo e cambiare la gente a ogni costo. Ora continuo a parlare di Cristo per cambiare me stesso».

Elogio alla lentezza


Può risultare interessante il seguente detto islamico: « La lentezza viene da Dio, la fretta dal demonio». 

I libri sacri

«I maestri antichi scrissero i libri sacri, i loro figli si sforzarono di metterli in pratica, le generazioni successive li impararono a memoria, le ultime li stamparono in milioni di copie, la nostra generazione, l'ultimissima, li ha dimenticati sugli scaffali ».

I ponti


Quando Dio creo il mondo, tutto era perfetto, la sfera terrestre era liscia e tutti vivevano insieme pacificamente. Ma un giorno il diavolo, invidioso, graffiò profondamente la terra, facendo apparire burroni e fiumi. E la gente si trovò divisa. Vedendo come gli uomini si cercavano e piangevano, Dio dette loro un ponte sicuro perché potessero ricostruire le relazioni interrotte: dette loro la parola!  Sì: la parola è il ponte più prezioso che esista tra gli uomini. Lo dice bene lo scrittore Luciano de Crescenzo, quando mette in bocca a Socrate questa riflessione: «Dammi ascolto, o Critone, è la parola il vero dono di Dio, è il dialogo l'unica alternativa che hanno i nemici per evitare le contese. Beati coloro che parlano, anche quando parlano troppo!». La pace è la vittoria del dialogo sulla forza.

Il pensiero della morte


Il santo Antonio esortava i suoi monaci con queste parole:  - E bene meditare le parole dell' apostolo "Ogni giorno affronto la morte". Se anche noi vivremo cosi, come se ogni giorno dovessimo morire, non peccheremo. Questo significa che ogni giorno, quando ci svegliamo, dobbiamo pensare che non arriveremo fino a sera e, di nuovo, al momento di coricarci, dobbiamo pensare che non ci sveglieremo più. La nostra vita è incerta per natura e, giorno per giorno, è misurata dalla provvidenza  - .

giovedì 17 maggio 2012

Il multiloquio


Epist I, p. 398


Se non avessi la carità


L'ammonimento


Aforisma


Epist. II, p. 103


Il problema dell'avaro


Una volta un avaro andò dal medico e gli disse: «Dottore da quando ho comprato il frigorifero, non riesco più a dormire!». Il dottore: «Forse vibra troppo?» «No, il mio problema è un altro, è un terribile dubbio: quando chiudo lo sportello, la luce si spegne o rimane accesa e consuma?»
L'avarizia è la madre della cupidigia e la cupidigia genera il maledetto complesso dell'accumulo che ci tarantola così tanto da toglierei il sonno, perché trasforma un ottimo servo (il. denaro) in un terribile padrone.

Il Re e iI chicco di riso

La tradizione induista ci tramanda . questo racconto: I «Un giorno il Re del cielo annunciò la sua comparsa nel mondo degli uomini. La città fu in subbuglio, si fecero preparativi imponenti, folle immense si schierarono ai lati della strada. Nell'ora stabilita, il cielo si aprì e comparve il Grande Signore. Guidava un cocchio dorato, tirato da dodici cavalli bianchi che si avviarono tra due ali di folla osannante. Dopo un poco, il Re fermò i cavalli, abbandonò le redini e scese dal cocchio. Individuato un povero mendicante che si trovava lì per caso, gli si avvicinò. Stese la mano e chiese: "Cos'hai da darmi?". L'uomo restò confuso, perché era povero e non possedeva alcunché. Alla fine tastò la bisaccia che conteneva il riso mendicato nell'ultima settimana, infilò la mano, trasse un chicco e lo diede al Gran· Signore. Il Re disse: "Grazie", salì sul cocchio e continuò il giro. Giunta la sera ! svuotata la bisaccia, il mendicante scoprì sul tavolo un chicco di riso diverso dagli altri: il chicco era d'oro puro! A quel punto, l'uomo esclamò: "Che stupido sono stato! Perché non ho dato al Re tutta la bisaccia?". Questa storia contiene un grande insenamento: ogni cosa offerta a Dio, ci ritorna indietro sotto forma di inaudita ricchezza»,

Dal barbiere


Un giorno Archelao, re della Macedonia andò dal barbiere. Questi, subito, gli domandò: «Come vuole che le tagli i capelli?» Archelao rispose: «In silenzio» Gli antichi dicevano: «Custodisci il silenzio, ed il silenzio custodirà te». IJ filosofo Pitagora insegnava ai suoi alunni che «chi parla semina, chi tace raccoglie».

Il valore della sofferenza

Due ostriche giacevano in fondo al mare e parlavano tra loro. Una disse: <<Ho addosso un gran male. Sento dolore. Qualcosa di duro e di pesante mi tormenta>>. L'altra rispose con orgoglioso compiacimento: <<Ringraziando l'Oceano Mare, io invece sto bene. non ho alcun dolore e sono sana dentro e fuori>>. Un'aragosta che passava di lì, e che aveva udito la conversazione, disse all'ostrica che era sana dentro e fuori <<Amica è vero, tu stai bene e hai salute. Ma non vedi che la tua vicina porta in sè una perla preziosa, grande di bellezza straordinaria. Hai parlato senza pensare, perchè non hai capito che il bene, quando è grande, spesso è figlio della sofferenza. Come molte cose che valgono.

Il vincitore


Satana si presentò a un uomo santo nel momento della morte ed esclamò:  - Mi hai vinto!  - L' altro rispose: Ancora non so - 

Il vizio di sperare!


Nel secolo scorso visse una donna che ha impressionato tutti per il suo attaccamento alla vita. Si chiamava Rosanna Benzi. Ebbene, questa donna passò ben venti nove anni immobilizzata in un polmone d'acciaio, ma non perse mai «il vizio di vivere», come amava ripetere. Un giorno lo scrittore Luigi Santucci, in un momento di depressione, le chiese: «Tu che hai il vizio di vivere, consigliami un buon vizio per sopravvivere!». La ragazza gli rispose, semplicemente: «Il vizio di sperare!».
La speranza è il vento della vita, il pilastro del mondo Togliere la speranza ad un uomo è spegnerlo Si  dice:  - Finché c'è vita, c'è speranza  - Sbagliato! Meglio dire:  - Finché c'è speranza, c'è vita -

L'orgoglio

Un giovane chiese a Ramakrishna: «Maestro, l'orgoglio cos'è?». Rispose il guru: « È dire tra sé, ma in segreto: "Avere ragione o avere torto nei confronti dell' altro è la stessa cosa"». 

L ultimo giorno della vita


La tradizione islamica ci consegna questo racconto: « Un tale chiese al muftì: "Se venissi a sapere che oggi è l'ultimo giorno della tua vita, cosa faresti?".  - Pianterei un albero. Al tempo giusto i miei figli ne raccoglierebbero i frutti.  - Amico, vedo un futuro colmo di speranza" - .

La paura di Erone


Erone di Corinto era un filosofo che seguiva la via della sapienza. Poiché amava oltremodo Epicuro, fondò la sua esistenza sulla massima del grande pensatore: «Fino a che una persona vive, la morte non è. Quando la morte è, quell' uomo non è più »  E così Erone visse a lungo, sereno e vinto, con largo seguito e molta ammirazione da parte dei suoi concittadini. Quando giunse alla fine, i parenti chiamarono l'anziano della chiesa e lo supplicarono: «Di grazia, vieni a far visita a Erone che sta per morire ». Allorché l'anziano tornò indietro, qualcuno gli chiese: «Venerabile padre, com'è andato l'incontro con il filosofo? ». Rispose l'anziano: «Quando gli chiesi: "Erone, come stai?" , lui rispose: "Male, amico mio. Ho tanta paura di morire!". Mi resi conto, in quel momento, che l'uomo disteso sul pagliericcio era triste, sofferente; e aveva le sue paure proprio come tutti gli altri. A dire il vero, per lungo tempo avevo pensato che Erone fosse un essere disumano, fermo com'era nelle sue personali, granitiche sicurezze, saldamente difeso dal pensiero della mente. Come vedi, fratello, ho giudicato male e ho espresso un giudizio avventato. Per questo farò lunga penitenza». A quel punto, l'altro obiettò: «Da quanto capisco, tu preferisci l'uomo, che ha paura a quello che vive nell' imperturbabilità. Non è bene disprezzare la virtù ». Rispose l'anziano: «Non è virtù, ma stupidaggine. Un uomo che non accetta di avere paura è uno sciocco. Fratello, ascolta. lo ho settantadue anni, fatto straordinario per i nostri tempi, e lotto contro le mie paure da tutta una vita. Infatti mi chiedo: "Cosa accadrà dopo la morte? Quali parole dirà l'Eterno al momento del giudizio? Sarò salvo o sarò dannato?". E così la paura di perdere l'anima mi spinge a confidare nella misericordia e a servire la Chiesa Nonostante sia un essere malvagio e pieno di giudizi, forse anch'io potrò essere salvato a causa della grazia. Per  quanto riguarda Erone, dico questo: dopo una lunga finzione e molti sforzi per evitare se stesso, è giunto - finalmente -  alla soglia della verità. Dunque rendiamo grazie a Dio: se un uomo arriva a guardare in faccia la propria paura, ha già un piede nel paradiso della misericordia». .

La porta

Un giorno san Francesco di Sales vide arrivare nel suo studio una donna tutta tesa che gli domandò a bruciapelo: «Come posso diventare santa?»cFrancesco, per nulla scosso, le rispose: «Chiudendo con garbo le porte!».

La professoressa


Una ragazza parlava del marito con una professoressa conosciuta al liceo:  - Non so ancora perché l'ho sposato. La ragione mi diceva di non fidarmi, il cuore diceva di sì  -.  - Ora sei felice? - , chiese la professoressa.  - Sì. Gianni è meraviglioso  -.  - "L'essenziale è invisibile agli occhi". Certe cose si vedono bene solo con il cuore: Lo dice il piccolo Principe di Saint-Exupéry.

La verità è una

Cinque viaggiatori s' incontrarono per caso in un ostello. Poiché avevano come meta ultima la città santa della Mecca, si misero . d'accordo per fare il viaggio insieme. Il giorno seguente, mentre discorrevano e camminavano verso sud in direzione di Konya, videro per terra un dirham d'arento. Subito uno raccolse la moneta e disse: - Comperiamo del mafil e dividiamolo tra noi -. Il secondo precisò: «Sono d'accordo per dividere, ma preferisco che si compri uzutn». «lo non conosco né mafil, né uzutn», disse il terzo. «Ma oggi mangerei volentieri un po' di balesh». Il quarto, però, si mise a protestare e disse. che non v' era nulla di meglio del bestan: dopo tutto quel camminare, ci voleva proprio un po' di bestan fresco! Allora il quinto, che era stato ad ascoltare e che si era un po' arrabbiato, esclamò:  - Silenzio, voi! Nel pomeriggio arriveremo a Konya e allora prenderemo il rektaf. tutti lodano il rektaf di Konya e io non l'ho mai assaggiato. Mangeremo il famoso rektaf e nessuno di noi avrà da ridire! -  Gli altri si misero a protestare, finché litigarono. Stavano già per venire alle mani, quando videro un maestro sufi passare di lì. A quel punto decisero all'unanimità di rimettere al sant'uomo la soluzione del diverbio. Raggiuntolo, gli spiegarono la faccenda e si dichiararono disposti ad affidarsi al suo giudizio.  - Molto bene - , rispose il sufi  -  Entrate con me in città e io risolverò la contesa con soddisfazione generale -. Giunto a Konya, li guidò verso il mercato. Arrivato da un fruttivendolo, comprò dell'uva e la distribuì a tutti. l viaggiatori furono contenti, perché era proprio l'uva che volevano, anche se continuavano a chiamarla, ciascuno, con il termine in uso nella propria lingua. E allora, quelli che parlano di Dio e lo chiamano con nomi diversi, perché litigano se egli è uno?

In una tazza vuota

U n uomo andò dal grande maestro N'an,·in per chiedere lumi sulla verità. Il maestro lo accolse con cortesia. Accese il fuoco, preparò il tè, versò la bevanda nella tazza dell' ospite. Quando la tazza fu piena, il maestro continuò a versare ancora tè. L'altro non riuscì a contenersi. «La tazza è piena!»  esclamò. «Basta con il tè! » Il maestro disse: « Questa tazza sei tu. Sei pieno di opinioni, colmo di pregiudizi, quadri mentali, congetture, punti di vista. Non posso spiegarti cosa sia la verità, se prima non vuoti la tua tazza. Troverai la tua verità solo in una tazza vuota». .

La via per la fede

Un uomo politico molto impegnato molto trovò il tempo di far visita a un monaco famoso.  Come al solito, venne al dunque:  - Devi spiegarmi in poche parole l'essenza della religione - , ordinò.  - Voglio conoscere la via migliore per giungere alla fede - .  - Sarò breve perché hai fretta -  disse il monaco:  - Ti risponderò con un'unica parola - .  - Splendido - , ribatté il politico.  - Dimmi la parola - .  - Silenzio - .  - E qual è la via per il silenzio? -   - Entrare in te stesso  - .  -  Silenzio. E niente politica?  - .

mercoledì 16 maggio 2012

Come il sole


Epist. III, p.70


Un giorno Diogene...


Aforisma


Le due parole


In un paese c'erano divisioni, dispute, beghe continue. Le mene sotterranee e le rivalità politiche dividevano la popolazione ed esacerbavano gli animi. Poiché non c'era modo di andare d'accordo, un uomo si confidò con un conoscente, un anziano ritenuto da tutti persona di buon senso.  - La situazione è questa disse -   - Cosa devo fare?  - L'altro rispose:  - Quando ti trovi di fronte a qualcuno che ce l'ha con te, o litighi con lui, devi dire a te stesso: "Quell'uomo sta morendo". Dopo aver detto questo, ti toccherai il petto in corrispondenza del cuore e dirai ancora: "Anch'io sto morendo". Se penserai a queste parole e ne coglierai la verità, i problemi scompariranno e con tua sorpresa, vivrai in  armonia con tutti - .

Le rose donate


Due monaci coltivavano rose. Il primo si perdeva nella contemplazione della loro bellezza, del loro profumo. Il secondo, invece, tagliava le rose e le dava ai passanti. ! Un giorno il primo lo rimproverò: «Come puoi privarti della gioia e del profumo delle tue rose?». L' altro rispose: «Le rose lasciano molto profumo sulle  mani di chi le regala!» Il proverbio recita: «Prendere, riempie le mani dare riempie il cuore»

La terza chiave

Un maestro, che voleva istruire i discepoli, disse:  -  Ogni uomo ha tre chiavi e, con esse, può aprire solo tre porte. Con la prima chiave apre la porta dell' amicizia e, incontra un sorriso; con la seconda, apre la porta dell'amore e vi trova un abbraccio». Un discepolo curioso domandò: « La terza chiave cosa apre? ». « La porta del rammarico, e vi trova lacrime». «Perché le lacrime?» « Perché le altre due porte erano state  chiuse troppo presto ».

Le tre preghiere


Il grande Al-Gazali citava spesso le parole del mistico Bayazid, il quale era solito dire: ·  - Quando ero giovane pregavo così: "Allah, aiutami a cambiare il mondo". Da adulto maturo, ormai disilluso, cambiai la mia preghiera in questo modo: "Allah, aiutami a cambiare i familiari e quanti mi stanno vicino". Ora, da vecchio, ho colto la verità e ogni giorno prego così: "Allah, fammi la grazia di cambiare me stesso" Ho capito che, se ogni essere umano cercasse di cambiare se stesso, la terra intera esulterebbe e l'universo si trasformerebbe in un grande, meraviglioso pacifico giardino -

L'importanza del cuore


Abu Abdullah an-Numan figlio di Bashir - Allah si compiaccia di lui - riferisce di aver sentito il Messaggero di Allah - pace su di lui - dire: «Nel corpo c'è un pezzo di carne che, è sano, rende tutto il corpo sano, ma se è deteriorato, deteriora tutto il corpo: e questo è il cuore ».

Qualcosa di buono


Il maestro non accettava che i discepoli criticassero gli altri. Diceva:  - Gli uomini e le donne, anche se colpevoli e disgraziati, hanno sempre qualcosa di buono da offrire. Dalla frana si estrae almeno un sasso - 

Quale umiltà?


Un uomo presuntuoso, che voleva insegnare la virtù agli altri, disse:  - Se qualcuno dice: "Io sono umile" sicuramente non lo è. Quando dice: "Non sono umile", sicuramente lo è. Io, per esempio, non sono umile - . 

Qualunque sia la strada

Qualunque sia la strada che percorri, considera la meta, che è Dio, Padre di tutti e amico di ogni viandante. (detto attribuito ad Arsenio il Grande)  

Quando Dio gioca a nascondino

Raji-Amyga era molto evoluto sul piano spirituale e la sua fama era meritata. I discepoli raccontavano che, un giorno, lo stesso Dio avesse benignamente chiesto il suo consiglio. «Desidero giocare a nascondino con l'umanità», aveva spiegato il Signore del cielo. «Voglio divertire l'uomo e me stesso. Ho interrogato gli angeli e ho chiesto loro di suggerire un posto dove nascondermi. Mi hanno detto cose diverse: alcuni mi hanno invitato a salire sulla montagna più alta, altri mi hanno consigliato di sprofondare negli abissi degli oceani, altri mi hanno proposto di trovare rifugio sulla luna o sulla stella più lontana. Qual è il tuo parere? Dove posso andare?». Rispose Raji-Amyga: «Nasconditi nel cuore umano. Nessuno penserà che sei lì!».

Inizia il giorno quando...

Jacob ben Ezra, maestro dei bambini che frequentavano la sinagoga, ripeteva spesso questa storiella:  - Un giorno tre rabbini si incontrarono al mercato e si misero a discutere tra loro. Fatto strano, l'oggetto della contesa era il seguente: quando finisce la notte e incammcia il giorno? Il primo disse: "La notte finisce quando si può distinguere tra un animale e l'altro, per esempio tra un asino e un cammello". "Non basta", ribatté il secondo. "La notte ha il suo termine quando puoi distinguere tra un animale e l'uomo. Se vedi l'uomo, allora incomincia il giorno". Alla fine parlò il terzo e disse: "Finisce la notte e inizia il giorno solo quando un uomo vede nell'altro suo fratello -

Sant'Antonio in punto di morte


Sant'Antonio stava morendo. Un fratello, che stava accanto al pagliericcio, mormorò:  - È stato grande come Mosè ed Elia ... - . Antonio, che non era morto del tutto, aprì un occhio e bisbigliò:  -  Fratello, non cogli la verità. Nel mondo dove mi accingo a entrare, Dio non mi chiederà: "Perché non sei stato Mosè o Elia?", ma invece chiederà: "Perché non sei stato Antonio?"  -

Se l'uomo è moderno

In Religione e religioni, Kadidja Wede- . kind ha questa storia: «Durante un viaggio turistico, un uomo si perse nel deserto. Camminò, vagò qua e là, soffrì per due notti. "Quanto tempo ci metterò a morire?" , si chiedeva angosciato. · Era consapevole di non poter resistere a lungo senza bere, perché la calura lo stava disidratando. Quando, sfinito, si addormentò, sognò acqua, arance grosse, datteri. Svegliatosi, si alzò e camminò ancora un poco. A un certo punto, superata una duna, vide un' oasi. È un miraggio", pensò. "Sono in preda a un'allucinazione. Qui attorno non c'è nulla". Continuando ad avanzare, l' oasi si fece ancora più visibile: mostrava palme da datteri, erba fresca, cammelli, capre al pascolo, perfino un ruscello che scorreva tra le pietre.  Ahimè, " esclamò. " La sete mi ha sconvolto il cervello. Ciò che vedo è un miraggio. Do i numeri!". Alla fine, dopo aver imprecato contro il destino, si rassegnò. Si distese sulla sabbia e dopo un' ora, morì. Prima del tramonto, un gruppo di beduini s'imbatté nel cadavere. Riuscite a capire un fatto del genere?", disse il capo. "In questo luogo, i datteri crescono dappertutto. Se allunghi la mano ne mangi in quantità. Fatto straordinario, c'è anche il ruscello. Si vedono palme, l'acqua è fresca, l'oasi verde: come si fa a morire di fame e di sete, a due metri da questo ben di Dio?". Un beduino constatò: Era un uomo moderno. Non ci ha creduto».

Seguire il cuore o la ragione?


Un monaco chiese a un confratello:  -  Che ne pensi? È meglio seguire il cuore o la ragione? - .  - Il cuore - Per quale motivo? -  Perché sottolinea i doveri, mentre la ragione trova i pretesti per evitarli  -

martedì 15 maggio 2012

Epist. II, p. 330


Aforisma



Argilla in mano all'artefice


A ciascun giorno basta la sua pena


C’è una parola del Signore molto importante per l’intera mia vita: “non preoccupatevi del domani, a ciascun giorno basta la sua pena”. All’uomo basta una pena quotidiana, di più non può sopportare. Per questo cerco di concentrarmi sulla pena quotidiana, lasciando le altre al domani.  BENEDETTO XVI, Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010 pag 106

Contatto con Dio


La liturgia è l’atto nel quale crediamo che Lui viene tra noi e noi lo tocchiamo. È l’atto nel quale si compie l’essenziale: entriamo in contatto con Dio. Egli viene a noi e noi veniamo illuminati da lui. BENEDETTO XVI, Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010 pag 216

Essere uomini


Non giudicherei quello che si pensava in passato. Ma bisogna rendere di nuovo attuale il fatto che essere uomini è qualcosa di grande, è una grande sfida. La banalità del lasciarsi semplicemente trasportare non gli fa giustizia. Così come non è degna dell’uomo l’idea secondo la quale la comodità sarebbe il miglior modo di vivere, il benessere l’unico contenuto della felicità. Deve diventare nuovamente percepibile che alla nostra umanità dobbiamo chiedere di più, che proprio in questo modo si apre la via ad una felicità più grande; che essere uomini è come una scalata di montagna, con ripide salite, ma è solo attraverso di esse che raggiungiamo le cime e possiamo sperimentare la bellezza dell’essere. Mi sta molto a cuore sottolineare questo. BENEDETTO XVI, Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010 pag152

Il Cristianesimo dà gioia


Tutta la mia vita è sempre stata attraversata da un filo conduttore, questo: il Cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti. In definitiva un’ esistenza vissuta sempre e soltanto “contro” sarebbe insopportabile. ‘ BENEDETTO XVI,  Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010. pag.27

La lettura della Bibbia


La Bibbia va letta con lo stesso spirito con cui fu scritta. Deve essere letta nella sua interezza, nella sua unità. E questo è possibile unicamente se la si considera come libro del Popolo di Dio che procedendo va incontro a Cristo. BENEDETTO XVI, Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010 pag 236

La liturgia


La liturgia è in verità un processo attraverso il quale ci si lascia condurre nel grande credere e nel grande pregare della Chiesa. Per questo motivo i primi cristiani pregavano rivolti ad Oriente, verso il sole che sorge come simbolo di Cristo risorto. Mostravano così che tutto il mondo va verso Cristo e che Egli lo abbraccia. BENEDETTO XVI, Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010 pag 153

La luce della Chiesa


È tuttavia pure importante non perdere di vista anche tutto il bene che avviene grazie alla Chiesa Cattolica; considerare quante persone vengono sostenute nella sofferenza, quanti malati e quanti bambini ricevano assistenza, quanto aiuto viene dato. Penso che non dobbiamo minimizzare il male – dobbiamo ammetterne con sofferenza l’esistenza – ma anche rendere visibile ed essere altrettanto riconoscenti per tutta la luce irradiata dalla Chiesa Cattolica. Se la Chiesa non ci fosse più, , interi ambiti di vita andrebbero al collasso. BENEDETTO XVI, Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010 pag 54

Aforisma


Noi non possediamo mai la verità, nel migliore dei casi è lei a possedere noi. BENEDETTO XVI, Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010 pag 80

Scontro tra due mondi spirituali


Ci troviamo di fronte allo scontro tra due mondi spirituali, il mondo della fede e il mondo del secolarismo. La questione è: in che cosa il secolarismo ha ragione? In che cosa dunque la fede deve far proprie le forme e le immagini della modernità, e in che cosa deve invece opporre resistenza? Questa grande lotta attraversa oggi il mondo intero. I vescovi del Terzo Mondo mi dicono: “anche da noi c’è il secolarismo, ma qui si mischia a stili di vita ancora molto arcaici” . Spesso ci si chiede veramente come sia possibile che cristiani, che personalmente sono credenti, non trovino la forza di rendere politicamente più operante la loro fede. Noi dobbiamo soprattutto cercare di fare in modo che gli uomini non perdano di vista Dio; che riconoscano quale tesoro possiedono; e che poi essi stessi, in virtù della propr1a fede, affrontino il secolarismo e possano praticare il discernimento spirituale. Questo processo immane è il vero, grande compito dell’ora presente. Possiamo soltanto sperare che la forza interiore della fede che c’è  negli uomini acquisti potenza anche nella sfera pubblica, formando l’opinione pubblica, e così facendo impedisca alla società di cadere in un pozzo senza fondo. BENEDETTO XVI, Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010 pag 88 - 89

Siamo Chiesa


Non siamo un centro di produzione, non siamo un’impresa finalizzata al profitto, siamo Chiesa. Siamo una comunità di persone che vive nella fede. Il nostro compito non è creare un prodotto o avere successo nelle vendite. Il nostro compito è vivere esemplarmente la fede, annunciarla, e mantenere in un profondo rapporto con Cristo, e così con Dio stesso, non un gruppo d’interesse, ma una comunità di uomini liberi che gratuitamente dà, e che attraversa nazioni e culture, il tempo e lo spazio. BENEDETTO XVI, Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010 pag 110-111

Sono quel che sono


Mi sono semplicemente detto che sono quel che sono. Non cerco di essere un altro. Quel che posso dare dò, e quel che non posso non cerco nemmeno di darlo. Non tento di fare di me qualcosa che non sono. Sono stato eletto – cosa di cui sono “colpevoli” anche i cardinali – e faccio quello che posso.  BENEDETTO XVI, Luce del mondo, Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi, una converszione con Peter Seewald, Libreria editrice vaticana, 2010 pag 162

lunedì 14 maggio 2012

Aforisma


Trasformazione


Epist, III, p. 834


Non parlar male

Non parlar male di nessuno per tre ore di seguito. Per tre giorni. Per una settimana intera. Per sempre. Osserva come cambia la tua vita (Yoko Ono)

La critica

E' incredibile quanto la gente ci goda a criticare. Dappetutto e in ogni caso si critica. Probabilmente è una delle cose più facili che gli esseri umani sanno fare  (Michel Foucault)

Mal d'essere

L'incapacità di gestire i propri pensieri è la causa principale del mal d'essere (Matthieu Ricard)

Un posto per abitare in eterno


Gesù nella sua morte ci prepara il posto dove, morendo, possiamo trasferirei. Nella morte non scompariamo in un luogo ignoto e buio, bensì andiamo in un luogo familiare. Gesù stesso ci ha preceduti e ci ha preparato il posto dove potremo abitare per sempre. Anselm Grun, Che cosa c’è dopo la morte? L’arte di vivere e di morire, 2009, pag 42

O felice quell’alleluia cantato lassù!

«O felice quell’alleluia cantato lassù! O alleluia di sicurezza e di pace! Là nessuno ci sarà nemico, là non perderemo mai nessun amico. Ivi risuoneranno le lodi di Dio. Certo risuonano anche ora qui. Qui però nell’ansia, mentre lassù nella tranquillità. Qui cantiamo da morituri, lassù da immortali. Qui nella speranza, lassù nella realtà. Qui da esuli e pellegrini, lassù nella patria » (Sant’Agostino d’Ippona, Discorsi)

La preghiera


Io non sono un uomo di lettere e di scienze,
cerco semplicemente di essere un uomo di preghiera.
È la preghiera che ha salvato la mia vita.
Senza la preghiera avrei perso la ragione.
Se non ho perso la pace dell'anima nonostante tutte le prove,
è perché questa pace viene dalla preghiera.
Si può vivere qualche giorno senza mangiare,
ma non senza pregare.
La preghiera è la chiave del mattino e il chiavistello della sera.
La preghiera è un'alleanza sacra tra Dio e gli uomini. Mahatma Gandhi


Già in questa vita

Quanto più un uomo corre dietro a falsi beni, e quanto meno è sensibile a ciò che è l’essenziale, tanto meno soddisfacente è la sua vita: si sentirà limitato, perché limitati sono i suoi scopi, e il risultato sarà l’invidia e la gelosia. Se riusciamo a capire e a sentire che già in questa vita abbiamo un legame con l’infinito, i nostri desideri e i nostri atteggiamenti mutano  grazie a ciò che di essenziale possediamo e se non lo possediamo è vita sprecata » ( C. G. Jung, Ricordi, p. 362)

Credere

Credere significa: guardare, vedere più in profondità, capire l’essenza delle cose, in tutto riconoscere Dio come il fondamento, in tutto conoscere Dio come il fondamento, in tutto scorgere l’amore di Dio. Nella vite, nell’acqua, nel pane, dovunque Dio viene a me. Solo chi riconosce e scorge questo nella fede vive nel vero senso della parola. Chi non crede, è in ultima analisi nella morte: vive soltanto ai propri occhi, non è vera vita, è soltanto vegetare. L’esterno può sembrare indaffaratissimo, ma in realtà, un uomo che si dedica a mille attività ma non vede che in modo superficiale è morto. Anselm Grun, Che cosa c’è dopo la morte? L’arte di vivere e di morire, 2009, pag 45

Così cantava Bach


Bach conclude la sua Passione secondo Giovanni con il corale: Ach Herr, lass dein’ lieb’ Engelein Am letzten End’ die Seele mein In Abrahams SchoB tragen.  [Oh Signore, fa’ che il tuo caro angioletto alla fine l’anima mia trasporti nel seno di Abramo]

Le mani alzate


La Chiesa ci invita a recitare il Padrenostro con le mani alzate. Con questo gesto possiamo, da una parte, inviare la benedizione della preghiera a tutte le persone che ci stanno a cuore. Ma c’è anche un’altra interpretazione. Alcuni monaci vissuti nel deserto ai primordi del cristianesimo riferivano che durante la preghiera dalle loro dita si sprigionavano lingue di fuoco che salivano al cielo. Possiamo quindi immaginare di giungere fino in cielo con le nostre dita e di recitare insieme ai defunti le parole che Gesù ci ha insegnato. Anselm Grun, Che cosa c’è dopo la morte? L’arte di vivere e di morire, 2009, pag 107

Che cosa è l'inferno



Lo scrittore russo Fedor Dostoevskij nei Fratelli Karamazov così ha risposto alla domanda su che cosa fosse l’inferno: «La sofferenza di non poter più amare ». Non è Dio a gettare qualcuno all’inferno. L’inferno è costituito piuttosto dal fatto che l’uomo si chiude a Dio. È l’uomo a perseverare nella sua cattiveria, impedendo all’amore di Dio, che tutto perdona, di trasformarla. Questo è l’inferno. Anselm Grun, Che cosa c’è dopo la morte L’arte di vivere e di morire, 2009, pag 111

domenica 13 maggio 2012

Come i velieri


Non essere come quelle navi che arrugginiscono nel porto,
per paura che le correnti troppo forti non le portino lontano.
Per questo non vogliono mai rischiare una vela in mare aperto…
Non essere come quelle navi che dimenticano di partire.
Hanno paura del mare a forza di invecchiare…
e le onde non le hanno mai travolte.
Il loro viaggio è terminato prima di iniziare…
Non essere come quelle navi talmente incatenate
da crearsi l’illusione di sapere come liberarsi…
Conosco delle navi che restano a ondeggiare nel porto
per essere veramente sicure di non essere rovesciate dalle onde.
Sii come quelle navi che non hanno mai finito
di ripartire di nuovo ogni giorno della loro vita…
E non temono di lanciarsi in avanti, fianco a fianco
con il rischio di affondare…
Sii come quelle navi che ritornano al porto lacerate
da tutte le parti, ma più esperte e più forti che mai…
Conosco delle navi strapiene di sole dopo aver condiviso
degli anni di meraviglie…
Sii come quelle navi che ritornano sempre dopo aver navigato,
fino al loro ultimo giorno…
Sempre pronte a spiegare le loro ali di giganti
poiché hanno il cuore grande come l’oceano… Da una canzone di  Jaques Brel 


Preghiera spagnola


Signore, fa che la nostra esile vita non venga dissipata, fa che possa renderti gloria nella realtà e nel grande tramonto, per la pienezza del raccolto e la gioia del granaio ricolmo, per l'eterna eucaristia del tuo pane santo. Preghiera spagnola

Ha un senso vivere


Ha un senso vivere?
Figli del caso o figli di Dio?
A chi piace incontrare uno zombi? Se a nessuno piace incontrarlo allora, a nessuno piace neanche diventarlo. Ma purtroppo, nel nostro contesto sociale si rischia di diventare come uno zombi. Oggi si tende a banalizzare la vita, a riempire i vuoti esistenziali con “frammenti” di verità. Ognuno cerca di scegliersi un frammento di verità e una scheggia di valore secondo la propria comodità per vivere felici e contenti. Ma poi quando arriva la famosa crisi esistenziale tutto sembra crollare addosso, tutto sembra un sogno che svanisce, tutto all’improvviso sembra fermarsi ad un muro, ad una domanda: Ma ha un senso vivere? E se non si arriva subito ad una risposta illuminata dalla Fede, allora con il rimandare sempre, si arriva a condividere in vecchiaia la stessa amara conclusione che la ragione, la sola ragione può offrire e che ha offerto a Norberto Bobbio, politologo, che a quasi novantenne ha scritto: “La vecchiaia è indissolubile dal senso della fine. Ti rendi conto che non hai più tanto tempo per fare il bilancio della tua vita. Senti il bisogno di capire se la tua vita abbia avuto un senso…per me la nostra ragione è un lume, un lumicino. Ma non abbiamo altro per procedere nelle tenebre da cui siamo venuti alle tenebre verso le quali andiamo” oppure ci si sente scorrere nelle vene il fallimento e la disperazione del famoso giornalista  Indro Montanelli: “Io ho sempre sentito la mancanza di fede e la sento come una profonda ingiustizia che toglie alla mia vita, ora che sono al rendiconto finale, ogni senso. Se è per chiudere gli occhi senza aver saputo di dove vengo, dove vado e cosa sono venuto a fare qui, tanto valeva non aprirli. La mia è soltanto una dichiarazione di fallimento…Io non mi considero affatto ateo e non capisco come si possa esserlo. La nostra vita, il Mondo, il Creato, l’Esistenza devono pure avere un perché che la mia mente e la ragione non riescono a spiegarmi. Ed è là dove la mente e la ragione finiscono, e finiscono purtroppo presto, che per me comincia il grande Mistero di Dio…So che morrò senza aver trovato risposta alle tre più importanti domande della nostra vita: di dove vengo, dove vado e che cosa sono venuto a fare: il che mi dà, quando ci penso, e ci penso sempre più spesso, un senso di disperazione…”(Corriere della sera, 28 febbraio 1996)  Noi possiamo, se vogliamo, superare il fallimento, la disperazione e l’amara conclusione dei due personaggi appena citati. Tutto dipende di chi ci sentiamo figli: Sono figlio del caso,? (cioè di nessuno) oppure  figlio di Dio? I figli del “caso” di solito si lasciano vivere dalla vita, i figli di Dio vivono la vita. A noi la risposta… Hai mai guardato le stelle? Sei mai rimasto fuori a lungo, soltanto per contemplare le stelle? Così a lungo da sentirti girare la testa. Non perché tenevi la testa piegata all’indietro, ma perché il tuo sguardo arrivava tanto lontano. Più la notte è nera, più in là riusciamo a vedere nello spazio celeste… Hai mai pensato a cosa c’è dietro le stelle? Altre stelle, naturalmente. Ma dietro a quelle? Cosa c’è al di là di tutto?  (Jostein Gaarder dal romanzo “Cosa c’è dietro le stelle?”)

Il senso e la religione


Qual'è il senso della nostra vita?
Qual'è il senso di tutti i viventi in genere?
 Dare una risposta a questa domanda significa essere religiosi.
Tu mi chiedi: ha assolutamente senso porre questa domanda?
Io rispondo: chi percepisce la propria vita e la vita dei suoi simili come priva di senso,
non solo è infelice, ma non è affatto in grado di vivere. di: Albert Einstein

Il significato della vita


Un professore concluse la sua lezione con le parole di rito:
"Ci sono domande?".
Uno studente gli chiese:
"Professore, qual è il significato della vita?".
Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise.
Il professore guardò a lungo lo studente,
chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria.
Comprese che lo era. "Le risponderò" gli disse.
Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni,
ne tirò fuori uno specchietto rotondo,
non più grande di una moneta.
Poi disse: "Ero bambino durante la guerra.
Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi.
Ne conservai il frammento più grande.
Eccolo.
Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità
di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai:
buche profonde, crepacci, ripostigli.
Conservai il piccolo specchio.
 Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino,
ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita.
Anch'io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza.
Con quello che ho, però, posso mandare la luce, la verità,
la comprensione, la conoscenza, la bontà, la tenerezza
nei bui recessi del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno.
Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto.
In questo per me sta il significato della vita". di Bruno Ferrero

Impegnarsi in prima persona


Ci impegniamo noi e non gli altri. unicamente noi e non gli altri. né chi sta in alto né chi sta in basso. né chi crede né chi non crede. Ci impegnamo senza pretendere che altri s’impegni con noi, o per suo conto,  come noi o in altro modo ci impegnamo senza giudicare chi non si impegna, senza accusare chi non s'impegna, senza condannare chi non s’impegna. senza cercare perché non s'impegna. senza disimpegnarci perché altri non s'impegna.Sappiamo di non potere nulla su alcuno, né vogliamo forzare le mani ad alcuno, devoti come siamo al libero movimento di ogni spirito. Se qualche cosa sentiamo di potere - e lo vogliamo veramente - è su noi, soltanto su noi.Il mondo sì muove se noi ci muoviamo, si muta se noi ci mutiamo, imbarbarisce se scateniamo la belva che è in ognuno di noi. L'ordine nuovo incomincia se qualcuno si sforza di divenire un  “uorno nuovo”.La primavera comincia col primo Fiore, la notte con la prima stella, il torrente con la prima goccia, l’amore con il primo sogno.Ci impegnamo perché non potremmo non impegnarci. Ci impegnamo per trovare un senso alla vita. a questa vita. alla nostra vita, una ragione che non sia una delle tante che ben conosciamo. Si vive una sola volta e non voglia- mo essere giocati in nome di nessun piccolo interesse.Non c'importa dei denaro. né della carriera. Non ci interessa di passare alla storia (abbiamo il cuore giovane e ci fa paura il freddo della carta e dei marmi): non ci interessa di apparire eroi o traditori davanti agli uomini. ma solo la fedeltà a noi stessi. Ci interessa di. perderci per qualcuno che rimane anche dopo che noi siamo passati e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci. Ci interessa di portare un destino eterno nel tempo, di avviarci verso l'Amore, che diffonde un sorriso di poesia su ogni creatura e che ci fa pensosi davanti ad una culla e in attesa davanti a una bara di: Primo Mazzolari

Inno alla vita


La vita è dono meraviglioso di Dio
e nessuno ne è padrone,
l'aborto e l'eutanasia sono tremendi crimini
contro la dignità dell'uomo,
la droga è rinuncia irresponsabile
alla bellezza della vita,
la pornografia è impoverimento
e inaridimento del cuore.
La malattia e la sofferenza
non sono castighi ma occasioni
per entrare nel cuore del mistero dell'uomo;
nel malato, nell handicappato,
nel bambino e nell'anziano,
nell'adolescente e nel giovane,
nell'adulto e in ogni persona,
brilla l'immagine di Dio.
Dio non guarda all'apparenza ma al cuore
la vita segnata dalla Croce e dalla sofferenza
merita ancora più attenzione, cura e tenerezza. di: Giovanni Paolo II

La vita è un viaggio


A rendere più sicuro il viaggio occorre provvedere l’equipaggiamento necessario alle mani e ai piedi. Bisogna coprirci i piedi, perché le spine di questa vita, che sono i peccati, non ci danneggino. Ci occorrono perciò calzature robuste (che fuor di metafora sono le austerità e le mortificazioni), capaci di spezzare la punta delle spine, di impedire cioè che il peccato penetri nell’anima fin dagli inizi, quando cioè si presenta in forma attraente ed entra in noi furtivamente. Una tunica lunga fino ai piedi e chiusa tutt’intorno non pare molto adatta per un viaggio, che Dio vuole condotto speditamente. Essa dovrebbe essere interpretata come il simbolo delle piacevoli comodità della vita che la retta ragione, al pari di una fascia attorno ai fianchi, deve cercare di ridurre al minimo indispensabile. Questa fascia è la saggezza. Il bastone, destinato a tener distanti i cani, rappresenta invece le parole della speranza cui ci appoggiamo nelle stanchezze dell’anima e con le quali ci difendiamo dai rabbiosi assalti dei nemici. di: Gregorio di Nissa, in La vita di Mosè 106-108

La vita è...


La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.            
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.    
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero,scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza,superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è vita, difendila (Teresa di Calcutta)

L'arte di vivere


I mezzi di cui viviamo
sono realmente meravigliosi
e tuttavia qualcosa manca.
Abbiamo imparato a volare nell’aria come uccelli
e a nuotare nel mare come pesci,
ma non abbiamo appreso l’arte di vivere insieme.
La nostra abbondanza
non ci ha portato né pace della mente
né serenità dello spirito.
Il nostro potere scientifico
ha sorpassato il nostro potere spirituale.
Noi abbiamo guidato bene i missili
e guidato male gli uomini.
Non troveremo pace nella nostra generazione
finché non apprenderemo di nuovo
che la vita di un uomo non consiste
nell'abbondanza delle cose che egli possiede,
ma in quei tesori interiori dello spirito che
“il ladro non può rubare né il tarlo può corrodere”.
 Senza questo risveglio spirituale e morale,
noi distruggeremo noi stessi
col cattivo uso dei nostri stessi strumenti. di :Martin Luter King

Non dire mai


Non dire mai: " Io "
di' invece: " Noi ".
Non dire mai: " Mio "
di' invece: "Nostro ".
Non dire mai: " Tocca a lui "
di' invece: " Incomincio io ".
Non dire mai: "Non posso "
di' invece: "Eccomi ".
Non dire mai: "Vattene "
di' invece: " Vieni ! ".
Non dire mai: "Domani "
di' invece: "Oggi ".
Non dire mai: " Morte "
di' invece: "Vita ".
Non dire mai: " Mai " di: S. Lawrence

Usare se stessi


E' troppo tardi cominciare a vivere quando ormai e' ora di smettere.Impegniamoci: solo in questo modo la vita sara' un bene. Cerchiamo dunque che ogni momento ci appartenga: ma non sara' possibile, se, prima, non cominceremo noi ad appartenere a noi stessi. Vive veramente chi e' utile all’umanita' e sa usare se stesso. (Seneca)

Si racconta di un saggio che


Si racconta di un saggio che, un giorno, venne messo alla prova da un tale che voleva veramente provare la sua saggezza e la sua capacità di leggere gli eventi della vita. Questi si presentò a lui, nella piazza, mentre stava proponendo alla gente che lo ascoltava, le sue norme di saggezza. Egli teneva in mano, chiuso nel suo pugno, un piccolo uccellino. Pensava: “Chiederò al saggio come è questo piccolo uccellino… Se mi dirà “vivo”, con una leggera pressione del pugno lo schiaccerò e gli mostrerò che è morto; se mi dirà “morto”, aprirò il palmo della mia mano e lo lascerò volare via…E così sarà scornato davanti a tutti, in barba alla sua saggezza!”.  Così egli fece e si presentò davanti al saggio, dicendogli: “Tu che hai una parola giusta su tutto e per tutti, dimmi: com’è questo uccellino che tengo nel palmo della mia mano?”. Il saggio lo guardò diritto negli occhi e con grande calma gli rispose: “Questo uccellino è come tu lo vuoi…Se lo vuoi vivo, sarà vivo,  se lo vuoi morto, sarà morto!”. Un racconto di Victor Frankl, psicologo austriaco



Così e anche della vita: sarà come noi la vogliamo: tocca a noi scegliere tra una vita viva e una vita morta. Se vogliamo trovare un “come” nella vita, dobbiamo sempre avere un “perché!”. 

Lo stile di vita occidentale



Il nostro stile di vita occidentale è quasi sempre rivolto alla ricerca del “massimo risultato con il minimo sforzo” (Antonio Bertolotti, Ginnastica e disciplina per la mente.)

Un ala di riserva


Voglio ringraziarti Signore
per il dono della vita.
Ho letto da qualche parte
che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte nei momenti di confidenza oso pensare,
Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto.
L’altra la tieni nascosta:
forse per farmi capire che anche tu
non vuoi volare senza di me.
Per questo tu mi hai dato la vita:
perché fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con te
perché vivere non è trascinare la vita.
Vivere è abbandonarsi
come gabbiano all’ebbrezza del vento.
Vivere è assaporare l’avventura della libertà.
Vivere è stendere l’ala,
l’unica ala con fiducia di chi sa
di avere nel volo un partner grande come te.
Ti chiedo perdono per ogni peccato contro la vita…
Ma ti chiedo perdono, Signore,
anche per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi,
per i voli che non ho saputo incoraggiare,
per l’indifferenza con cui ho lasciato razzolare nel cortile,
con l’ala penzolante, il fratello infelice che avevi destinato
a navigare nel cielo, il fratello rimasto con l’ala,
con l’unica ala, inesorabilmente impigliata
nella rete della miseria e della solitudine.
E si è ormai persuaso di non essere
più degno di volare con te.
Soprattutto per questo fratello sfortunato,
dammi o Signore, un’ala di riserva.  Preghiera di Don Tonino Bello


Undici decisioni per la vita


Abbiamo poi la lista di undici propositi, o decisioni per la vita, e vale proprio la pena rileggerli, per capire come si forma una coscienza cristiana, negli anni così delicati della prima giovinezza.
1)Faccio il santo proposito di fare tutto per Gesù.
Ogni mia opera, ogni mio dispiacere, li offro tutti a Gesù.
2) Faccio proposito che, per servire Dio, non voglio più andare al cinematografo, se non sappia prima se esso si possa vedere, se è modesto e non scandaloso, immorale.
3) Di voler morire, piuttosto che commettere un peccato mortale.
4)Voglio temere il peccato mortale come se fosse un serpente, e ripeto: mille volte morire piuttosto che offendere il Signore.
5) Voglio pregare il Signore che mi aiuti a non andare all'inferno, quindi evitare tutto ciò che può far male all'anima mia.
6) Dire una Ave Maria tutti i giorni, perché il Signore mi faccia fare una buona morte.
7) Prego il Signore perché mi faccia comprendere la sua grande misericordia.
8) Ubbidire e studiare, sebbene non ne abbia voglia, per amore di Gesù.
9) Voglio sempre recitare da oggi in poi le mie preghiere in ginocchio, tanto la mattina in chiesa come alla sera nella mia camera, ai piedi del mio letto.
10) Voglio sopportare qualunque rimprovero… La via della umiliazione è la più breve per arrivare alla santità.
11) Pregare il Signore di farmi andare in Paradiso. Dire sempre che ho paura di non andarci, così pregherò e con l'aiuto di Dio entrerò nel Regno dei cieli, con tutti i santi e le altre anime. (Santa Gianna Beretta Molla)


venerdì 11 maggio 2012

Lo stile cristiano


Epist. III, p. 926


Meditazione


Non so se


Non so se sopravviverò fino a domani, se oggi o domani vivranno o moriranno prima di me tutti coloro che io amo e coloro che mi amano; non so se sarò sano o malato, se sarò sazio o affamato, se sarò stimato o disprezzato dalla gente. So soltanto una cosa: che tutto ciò che mi accadrà e che accadrà a tutti coloro che io amo, sarà secondo la volontà di Colui che vive in tutto ciò che ci circonda e nella mia anima. E tutto ciò che accade secondo la Sua volontà è bene. di :L. Tolstoj

Aforisma

«Il vizio lascia come un'ulcera nella carne e un rimorso nell'anima che sempre crea prurito e sanguina». Montaigne

Dodici vizi elencati da Gesù


Lo stesso Gesù, in un'energica polemica nei confronti di una concezione moralistica, rituale ed esteriore della religiosità, sottolineava che «le intenzioni cattive escono dall'interiorità, cioè dal cuore degli uomini» e indicava anch'egli una lista di dodici vizi: «fornicazioni,
furti,
omicidi,
adulteri,
cupidigie,
malvagità,
inganno,
impudicizia,
invidia,
calunnia,
superbia,
stoltezza» (Me 7,21-22).
Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.23

habitus operativus


 In sintesi, il vizio come concetto teologico è un'abitudine perversa consapevolmente contratta e stabilmente conservata (secondo il linguaggio classico è un habitus operativus). Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.27

I sette vizi capitali


1. Superbia
2. Avarizia
3. Lussuria
4. Ira
5. Gola
6. Invidia
7. Accidia.

I vizi nascosti


Un grande in assoluto della letteratura di tutti i tempi, che spesso ci aiuterà a penetrare in profondità nel groviglio dei vizi umani, Shakespeare, ci ammoniva attraverso il protagonista del suo indimenticabile Re Lear (1605-06) che uno studio dei vizi deve continuamente scoperchiare autodifese e luoghi comuni, soprattutto quelli innalzati dal potere: «Attraverso i panni laceri si mostrano subito i piccoli vizi, mentre i paludamenti e le pellicce tutti li nascondono, grandi e piccoli» (IV, 6). Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.20

I vizi secondo il compendio

«I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono abitudini perverse che ottenebrano la coscienza e inclinano al male» Compendio del catechismo della Chiesa cattolica  (n. 398)

I vizi


I vizi rivelano diversi profili e sarà nostro compito identificare per ciascuno di essi le molteplici oscure iridescenze. C'è, però, una base comune. Essi nascono all'interno della persona libera e cosciente attraverso un atto che, nel linguaggio morale, è definito peccato, colpa, trasgressione, delitto e così via. Per diventare vizio questo atto deve, però, trasformarsi in un'abitudine accolta e coltivata. È come una deriva dalla quale ci si lascia beatamente trasportare, senza più opporre resistenza, se non in qualche sussulto transitorio.  E Wilde: «Nessuno di noi riesce a sopportare negli altri i suoi stessi vizi».  Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.4-5

Il germe generatore del vizio


Una conferma la troviamo nel Glande Dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia (voi. 21, 2002), che alla voce «vizio» recita: «Abituale disposizione al male, al peccato o, genericamente in modo abietto, ad assumere abitudini e comportamenti moralmente riprovati». Cogliamo in entrambe le definizioni il gerrne generatore del vizio, ossia l'abitudine maligna. Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.11

La cavalcata


Particolarmente efficace era anche il modello della cavalcata, diffuso soprattutto nella pittura murale della regione alpina e della Francia sudoccidentale. Incatenati l'uno all'altro, i vizi avanzano verso la voragine spalancata dell'inferno: la superbia è un re su un leone; l'avarizia è un mercante con borsa che cavalca una scimmia o un tasso; la lussuria è una donna con specchio assisa su un caprone; l'ira è un giovane che si pugnala avanzando su un leopardo o un cinghiale; la gola è incarnata da un obeso che mangia e beve procedendo su un maiale o un lupo;  l'invidia è un uomo rinsecchito che monta un cane, mentre l'accidia si presenta come un contadino su un asino. La meta è sempre l'inferno ...Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.43

La voce «vice» del tomo 17 dell'Encyclopédie (1765)


La voce «vice» del tomo 17 dell'Encyclopédie (1765) si mantiene ancora su un impianto moderato e tradizionale definendo «vizio tutto ciò che è contrario alle leggi naturali e ai doveri», ma la precisazione comincia a ridimensionare la portata della definizione: «Come il fondamento dell'errore consiste nelle false misure di probabilità, il fondamento del vizio consiste nelle false misure del bene». Si sottolinea, poi, che «ogni vizio è un difetto, ma non tutti i difetti sono vizi» Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.32

Le passioni secondo il compendio


«le passioni, in quanto moti della sensibilità, non sono né buone né cattive in se stesse: sono buone quando contribuiscono a un'azione buona; sono cattive in caso contrario. Esse possono essere assunte nelle virtù o pervertite nei vizi» Compendio del catechismo della Chiesa cattolica (n. 371).

Nuovi vizi collettivi


Così, il filosofo Umberto Galimberti ha proposto un nuovo settenario fatto di
consumismo,
conformismo,
spudoratezza,
sessomania,
sociopatia,
diniego e vuoto,
 precisandone così, nel saggio I vizi capitali e i nuovi vizi (2003), la specificita: più che una «deviazione» della personalità, essi ne segnalerebbero un «dissolvimento»; «i nuovi vizi non sono personali ma tendenze collettive, a cui l'individuo non può opporre un'efficace resistenza individuale, pena l'esclusione sociale».
Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.18

Ventuno vizi dalla lettera ai romani


Così, nella Lettera ai Romani egli individua ventun vizi diversi che percorrono l'umanità, giocando sulla simbologia , delle cifre (3 volte 7 denota un'ideale completezza):
«ripieni di ogni ingiustizia,
malvagità,
avidità,
cattiveria,
colmi di invidia,
di omicidi,
contese,
inganni,
malignità;
calunniatore,
maldicenti,
odiosi a Dio,
arroganti,
superbi,
millantatori,
creatori di mali,
ribelli ai genitori,
senzaintelligenza,
senza equilibrio,
senza amore,
senza misericordia.
Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato, I sette vizi capitali, Mondadori, 2008, p.23 - 24

Vivere la vita interiore

Oh la vita interiore! Come è bello vivere di essa. Vivere la vita interiore, è vivere continuamente sotto lo sguardo di Gesù e Maria. Compiere le nostre azioni con Loro, per Loro, in Loro. (Santina Campana)

giovedì 10 maggio 2012

La catena spirituale delle virtù


Come gli stessi vizi, anche le virtù dipendono l'una dall'altra. La catena spirituale si trova negli scrìtti di Macario: La preghiera dipende dalla carità; la carità dalla gioia; la gioia dalla mansuetudine; la mansuetudine dall'umiltà; l'umiltà dalla disponibilità; la disponibilità dalla speranza; la speranza dalla fede; la fede dall'obbedienza; l'obbedienza dalla semplicità". Andrzej Tomkiel, Il cammino spirituale nella tradizione orientale, Roma 2005, colleggio san lorenzo da Brindisi, p190-191

La vita virtuosa secondo Tommaso


Quando san Tommaso si dedica alla vita morale, comincia affermando che siamo fatti a immagine di Dio, e quindi siamo intelligenti e liberi, e siamo la fonte delle nostre azioni. Diventare virtuosi, allora, non significa sottomettersi a vincoli esterni. Significa agire a partire dal cuore del proprio essere. Significa essere auto-mobili, muoversi da sé...Le virtù sono strade verso la libertà, e la nostra libertà più profonda è fare spontaneamente ciò che è bene, perché è quello che desideriamo maggiormente. Spesso si ha l'impressione che un'azione sia particolarmente virtuosa se è frutto di grande sforzo. Che la persona che fatica a resistere di fronte a un'altra bottiglia di vino è più virtuosa di quella che sa - serenamente - di averne avuto abbastanza. Ma non è quello che pensa l'Aquinate. Le virtù ci aiutano a far sì che ci avviciniamo alla libertà di fare facilmente e senza sforzo quello che è buono, come un buon giocatore riesce segnare un gol con naturalezza senza dover calcolare tutti gli angoli e le traiettorie. Tutto il suo corpo sa che cosa fare. Un calciatore di classe imprime una traiettoria alla palla senza nemmeno pensarci. Timothy Radcliffe, Il punto focale del cristianesimo, che cosa significa essere cristiani? San Paolo, 2009, p.70-71

Le due scale


Colui che vuole giungere, con l'aiuto di Dio, ad una simile condizione, non deve dire: «Le virtù sono troppo grandi, non ce la faccio ad arrivarci». Questo lo pensa o chi non ha speranza nell'aiuto di Dio o chi indugia ad impegnarsi in qualcosa di buono. Prendiamo quale virtù volete e studiamola, e vedrete che dipende da noi riuscire bene, se vogliamo. Ecco è detto: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non stare a guardare quanto sei lontano dalla virtù, non cominciare ad avvilirti e a dire: «Come posso soffrire le sue afflizioni come le mie, specie quelle nascoste nel suo cuore, che non vedo e non conosco, come invece conosco le mìe?». Non perdere tempo con questi pensieri, non credere che la virtù sia troppo elevata e irraggiungibile, ma metti subito un punto di partenza confidando in Dio. Mostragli la tua intenzione e il tuo zelo, e vedrai l'aiuto che ti da per riuscire bene. Intendo dire: supponi che ci siano due scale, una che porta in alto verso il cielo, l'altra che porta in basso verso l'inferno, e tu stai sulla terra in mezzo alle due scale. Non metterti a pensare e a dire: «Come posso volar via dalla terra trovarmi tutto in una volta su in cima alla scala?». Questo non è possibile, nè Dio te lo richiede, ma bada bene, almeno, di non scendere in basso: non fare del male al prossimo, non ferirlo, non sparlarne, non offenderlo, non disprezzarlo; e poi cosi comincerai anche a fare un po' di bene consolando il tuo fratello con una parola, compatendolo e, se ha bisogno di una cosa, dandogliela; e cosi salendo i gradini a uno a uno arrivi, con aiuto di Dio, in cima alla scala. Aiutando, infatti, il prossimo, a poco a poco arrivi anche a volere quello che giova a lui come quello che giova a te, e il profitto suo come il tuo. Doroteo di Gaza, Insegnamenti spirituali XIV, Roma 1979, 210-211.

Le virtù


Le tre virtù teologali
1. Fede
2. Speranza
3. Carità.


Le quattro virtù cardinali
1. Prudenza
2. Giustizia
3. Fortezza
4. Temperanza.

Vita virtuosa


La storia che siamo invitati a raccontare di noi stessi è quella del viaggio verso Dio dal punto da cui proveniamo. La morale significa raccogliere le forze per affrontare il viaggio verso casa. La vita virtuosa è quella che ci aiuta a continuare a muoverci nella direzione giusta. Virtus significa letteralmente «forza», forza per il viaggio. Le virtù cardinali - fortezza, temperanza, prudenza e giustizia - ci aiutano lungo il cammino. Timothy Radcliffe, Il punto focale del cristianesimo, che cosa significa essere cristiani? San Paolo, 2009, p.69 

La vita eterna


Vogliamo noi davvero questo — vivere eternamente? Forse oggi molte persone rifiutano la fede semplicemente perché la vita eterna non sembra loro una cosa desiderabile. Non vogliono affatto la vita eterna, ma quella presente, e la fede nella vita eterna sembra, per questo scopo, piuttosto un ostacolo. Continuare a vivere in eterno - senza fine - appare più una condanna che un dono. La morte, certamente, si vorrebbe rimandare il più possibile. Ma vivere sempre, senza un termine - questo, tutto sommato, può essere solo noioso e alia fine insopportabile. È precisamente questo che, per esempio, dice il Padre della Chiesa Ambrogio nel discorso funebre per il fratello defunto Satiro: «È vero che la morte non faceva parte della natura, ma fu resa realtà di natura; infatti Dio da principio non stabilì la morte, ma la diede quale rimedio [...] A causa della trasgtessione, la vita degli uomini cominciò ad essere miserevole nella fatica quotidiana e nel pianto insopportabile. Doveva essere posto un termine al male, affinchè la morte restituisse ciò che la vita aveva perduto. Benedetto XVI, Spe Salvi n.10 2007

E' questa la vita eterna


Molta gente sogna un Paradiso; i cristiani sanno che non possono essere felici se non vicini a quel Qualcuno. Essere vicini a Dio, essere ammessi a contemplarlo, è questa la vita eterna per noi, cristiani. Card Godfried Danneels, Le sette parole di Gesù in croce, San Paolo, 2008 p.25

Per il trionfo della verita'


Con tutto il cuore preghiamo il Signore
perché voglia concederci di poter lottare
con tutte le forze dell'anima e del corpo sino
alla fine per il .trionfo della verità.
Che se verrà il tempo in cui la nostra fede
sarà messa alla prova (poiché come l'oro
si prova nella fornace, così la nostra fede
si prova nell'ora del pericolo e delle
persecuzioni) , se scoppierà una persecuzione,
essa ci trovi preparati, sicché la nostra casa
in inverno non crolli e la nostra dimora
non sia distrutta dall'uragano
come se fosse costruita sulla sabbia.
E quando i venti del demonio,
il peggiore degli spiriti, soffieranno,
resistano le nostre opere che hanno resistito
sino ad oggi e che non siano minate
dall'interno; e preparati al cimento,
manifestiamo l'amore che abbiamo verso Dio
in Gesù Cristo, al quale spetta la gloria
e la potenza nei secoli dei secoli. Origene, Omelia X su Ezechiele, 5

In te è la sorgente della vita


O Verità che illumini il mio cuore,
fà che non siano le mie tenebre a parlarmi!
Mi sono gettato in mezzo ad esse
e mi sono trovato al buio,
ma anche da quaggiù ti ho amato tanto.
"Mi sono smarrito,
ma mi sono ricordato di te".
Ho sentito la tua voce alle mie spalle
che mi diceva di tornare indietro:
L'ho sentita a mala pena,
a causa del tumulto interiore dell'inquietudine,
ma ecco torno assetato
e desideroso della tua fonte. di: Sant'Agostino, Confessioni XII, 10.10

Io sarò l'amore


Nonostante la mia piccolezza,
vorrei illuminare le anime come i profeti, i dottori,
ho la vocazione di essere apostolo.
Vorrei percorrere la terra,
predicare il tuo nome,
e piantare sul suolo infedele la tua Croce gloriosa,
ma, oh Amato,
una sola missione non mi basterebbe,
vorrei al tempo stesso annunciare il Vangelo
nelle cinque parti del mondo,
e fino nelle isole più remote.
Vorrei essere missionaria non soltanto per qualche anno,
ma vorrei esserlo stata fin dalla creazione del mondo,
ed esserlo fino alla consumazione dei secoli.
Ma vorrei soprattutto, amato mio Salvatore,
vorrei versare il mio sangue per te, fino all'ultima goccia...
 Il martirio, questo è il sogno della mia giovinezza;
questo sogno è cresciuto con me nel chiostro del Carmelo.
Ma anche qui, sento che il mio sogno è una follia,
perché non saprei limitarmi a desiderare un solo martirio.
Per soddisfarmi li vorrei tutti...
Come te, sposo mio adorato,
vorrei essere flagellata e crocifissa,
vorrei morire scorticata come san Bartolomeo,
come san Giovanni vorrei essere immersa nell'olio bollente,
 vorrei subire tutti i supplizi inflitti ai martiri.
Con sant'Agnese e santa cecilia,
vorrei presentare il collo alla spada,
come Giovanna d'Arco, la mia cara sorella,
vorrei mormorare sul rogo il tuo nome, Gesù...
...Gesù, Amore mio, la mia vocazione l'ho trovata finalmente,
la mia vocazione è l'amore!
  Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto,
Dio mio, me l'avete dato voi!
Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò l'amore.
 Così, sarò tutto... E il mio sogno sarà attuato! Santa Teresa di Gesù Bambino

Io sono stato chiamato

“Io sono stato chiamato a fare o a essere qualcosa che nessun altro è stato chiamato; ho un posto nel disegno di Dio e sulla terra di Dio che nessun altro ha”  (Beato John Henry Newman)

La vocazione


“Tutte le cose hanno un fine particolare. Tutte obbediscono a una legge: le stelle seguono la loro orbita, le stagioni si seguono in modo perfetto. Tutto si sviluppa per un fine prestabilito. Tutti gli animali seguono un istinto naturale.  Anche a ciascuno di noi Dio ha segnato la via, la vocazione - oltre la vita fisica, la vita della grazia… Dal seguire bene la nostra vocazione dipende la nostra felicità terrena ed eterna…
Che cos’è la vocazione? E’ un dono di Dio - quindi viene da Dio. Se è un dono di Dio, la nostra preoccupazione deve essere quella di conoscere la volontà di Dio. Dobbiamo entrare in quella strada:
1)      se Dio vuole - non forzare mai la porta
2)      quando Dio vuole
3)      come Dio vuole
Conoscere la nostra vocazione – in che modo?:
1)      interrogare il Cielo con la preghiera
2)      interrogare il nostro direttore spirituale
3)      interrogare noi stessi  - sapendo le nostre inclinazioni.
Ogni vocazione è vocazione alla maternità -  materiale -  spirituale – morale, perché Dio ha posto in noi l’istinto della vita. Il sacerdote è padre, le Suore sono madri, madri delle anime.”                                                                                   (Quaderno dei ricordi durante i SS. Esercizi, ? 1944 - 1948) Santa Gianna Beretta Molla

Vocazione di Samuele

In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Dal primo libro di Samuèle ( 1Sam 3,3-10.19)

mercoledì 9 maggio 2012

Epist. II, p. 369


Aforisma


Miglioramento


Un giovane dissipò tutte le ricchezze che aveva ereditato. Come di solito accade in questi casi, nel momento in cui rimase senza un soldo si ritrovò anche senza amici. Avendo esaurito tutte le proprie risorse, cercò il maestro e gli disse: «Cosa ne sarà di me? Non ho più né denaro né amici». «Non ti preoccupare, ascolta quel che ti dico: andrà di nuovo tutto bene». La speranza si accese negli occhi del giovane. «Sarò di nuovo ricco?» . «No. Ti abituerai a essere squattrinato e solo».  di: Anthony de Mello

Benedizioni di un vecchio


Benedetti coloro che capiscono le mie mani che tremano e il mio cammino stanco. Benedetti coloro che parlano con voce alta per risparmiare l’umiliazione della mia sordità Benedetti chi finge cortesemente d’ignorare, durante i pasti, ciò che io faccio di scomposto. Benedetti chi mi offre un sorriso, una parola amabile, o un po’ del suo tempo. Benedetti coloro che sapranno farmi vivere i bei ricordi del tempo passato. Benedetti coloro che mi ascoltano con pazienza quando io ripeto le stesse cose o i ricordi della mia lontana giovinezza. Benedetto colui che mi aiuterà soprattutto quando non l’avrò chiesto. Benedetti coloro che si accorgono che la mia vista si annebbia e mi porgeranno una mano. Benedetti coloro che mi compatiranno e non mi faranno sentire il peso del mio pensiero che cammina a rilento. Benedetti coloro che mi stanno accanto e mi ricordano che sono sempre vivo e interessante, anche se non lo sono. Benedetto colui che mi dice e mi fa capire che c’è ancora qualcuno che mi ama e mi pensa. Benedetti quei giovani  che mi grideranno "vecchiaccio". Benedetti tutti voi  che busserete alla porta della mia solitudine  e per il mio compleanno mi porterete un fiore. Benedetti chi  mi mostra affetto e rispetto  e la cui bontà verso di me  mi fa pensare alla bontà di Dio. Benedetto chi scansa le spine sul mio cammino verso l’eternità.  Quando avrò passato la soglia dell’eternità, mi ricorderò di loro presso il Signore. Da "Il vecchio e la vita" di E. Bora – Ediz. Paoline

Ringiovanire


Ho sempre ritenuto questo:
che l’uomo nasce vecchio,
poi, piano piano, diventa giovane.
Ringiovanire significa,
secondo me, eliminare.
Eliminare sempre piu',
eliminare certe cose inutili
che noi facciamo da giovani.
Certe cose inutili che ci danno l’impossibilita'
di essere liberi. di: Eduardo De Filippo

Ecco, la mia vita declina


Ecco, la mia vita declina
di giorno in giorno,
e i miei peccati crescono.
Signore,
Dio delle anime e dei corpi,
tu conosci l’estrema fragilità
della mia anima e della mia carne.
Concedimi forza
nella mia debolezza
sostienimi nella mia miseria.
Dammi animo riconoscente;
che mi ricordi sempre
dei tuoi benefici, Signore,
pieno di bontà.
Non ricordare i miei numerosi
Peccati, perdona tutti
i miei tradimenti.
Signore, non disdegnare
questa preghiera,
la preghiera di un misero.
Conservami la tua grazia
sino alla fine,
custodiscimi come per il passato.
Signore, ti lodo e ti glorifico,
nonostante le mie indegnità,
perché la tua misericordia
con me non ha avuto limiti.
Sei stato per me
aiuto e protezione.
Sia lodato in eterno il tuo nome. di: San Efrem († 373)
                         

Lo spirito della giovinezza


Ci sono cose che non puoi vedere con gli occhi: devi vederle con il cuore e questo non è facile. Se ritrovi lo spirito della giovinezza dentro di te, con i ricordi di adesso e i sogni di allora, potrai farlo rivivere e cercare una strada nell'avventura che chiamiamo vita, verso un destino migliore. E il tuo cuore non sarà mai stanco nè vecchio... di: Sergio Bambarén (il delfino)

Tieni sempre presente


Tieni sempre presente
che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante
non cambia; la tua forza
e la tua convinzione
non hanno età.
Il tuo spirito è la colla
di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo
c'è una linea di partenza.
Dietro ogni successo
c'è un'altra delusione.
Fino a quando sei vivo,
sentiti vivo.
Se ti manca ciò che facevi,
torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite...
insisti anche se tutti
si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca
il ferro che c'è in te.
Fai in modo che invece
di compassione,
ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre,
cammina veloce.
Quando non potrai
camminare veloce, cammina.
Quando non potrai
camminare, usa il bastone.
Però non fermarti mai.





Venticinque regole per prevenire l'invecchiamento


1.Fare esercizio fisico con regolarità secondo le proprie forze (una buona passeggiata quotidiana migliora la circolazione sanguigna ed evita tanti malanni)
2. Osservare un equilibrato regime alimentare, tenendo conto che il fabbisogno energetico varia secondo l’attività svolta.
3. Nutrirsi bene al mattino e ridurre il pasto serale.
4. Usare con moderazione il sale da cucina. Lo stesso vale per bevande alcoliche.
5. Ricorrere ai medicinali solo e quando necessario e nelle dosi delle prescrizioni del medico
6. Ricordarsi che il letto è il peggior nemico di chi vuole sentirsi in forma.
7. Curare oltre al proprio aspetto esteriore anche il proprio comportamento.
8. Coltivare e migliorare il senso dell’umorismo.
9. Dedicare tempo a libri piacevoli. Talvolta è utile una lettura ad alta voce.
10. Avere sempre qualcosa da sbrigare in casa e fuori.
11. Interessare la propria intelligenza a conoscere, riflettere, discutere, scrivere.
12. Rendersi conto che l’avanzare degli anni non pregiudica affatto l’efficienza: molti  (da Chaplin a Einstein e a Picasso) lo dimostrano.
13. Apprezzare la compagnia dei più giovani dando loro la possibilità del dialogo e del sorriso.
14. Condividere con i giovani l’esperienza accumulata nella vita, senza essere sentenziosi o moraleggianti nei loro confronti.
15. Dedicarsi al raccoglimento interiore, inteso possibilmente come fiducioso abbandono a Dio
16. Far tesoro di tutti i ricordi, ma essere sempre ottimisti.
17. Mantenere sempre la gioia di vivere interessandosi alle cose e agli altri, godere di tutto.
18. Temperare le speranze e le illusioni con la saggezza e il conforto della fede.
19. Dare ogni tanto sfogo alle proprie emozioni, magari esprimendole con la scrittura.
20.Cercare compagnie serene. Evitare le persone volgari e quelle aggressive: opprimono lo spirito.
21. Affrontare il futuro armati di coraggio e serenità. Non tormentarsi mai con immagini oscure e infondate paure.
22. Agire sempre con determinazione, senza cercare il conforto ad ogni costo.
23. Ricordarsi che non solo le gioie, ma anche i dolori aiutano a crescere.
24. Essere consapevoli che il dolore, di qualsiasi natura esso sia brucia il corpo, ma purifica, illumina la mente e fortifica il cuore.
25. Tener presente che da quest’anno…è proibito invecchiare!
(25 regole tratte dal libro “Saper invecchiare” scritto da Frate Indovino )


La vanità


Hai visto un campo di grano in piena maturazione? Potrai osservare che certe spighe sono alte e rigogliose; altre, invece, sono piegate a terra. Prova a prendere le alte, le più vanitose, vedrai che queste sono vuote; se, invece, prendi le più basse, le più umili, queste sono cariche di chicchi. Da ciò potrai dedurre che la vanità è vuota. Padre Pio

Vanità di vanità


Vanità di vanità.
Ogni cosa è vanità.
Tutto il Mondo, e ciò che ha
Ogni cosa è vanità.

Se del mondo i favor suoi
T'alzeran fin dove vuoi.
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Se regnassi ben mill'anni
Sano, lieto, senz'affanni.
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Se tu avessi d'ogn'intorno
Mille servi, notte e giorno,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Se tu avessi più soldati
Che non ebbe Serse armati,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Se tu avessi ogni linguaggio,
E tenuto fossi saggio,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Se starai con tutti gli agi,
Nelle Ville, e ne' Palagi,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

E se in feste, giuochi e canti
Passi i giorni tutti quanti,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Sazia pur tutte tue voglie
Sano, allegro e senza doglie,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Dunque a Dio rivolgi il cuore,
Dona a lui tutto il tuo amore,
Questo mai non mancherà,
Tutto il resto è vanità.

Se godessi a tuo volere
Ogni brama, ogni piacere,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Se tu avessi ogni tesoro
Di ricchezze, argento ed oro.
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Se vivessi in questo mondo
Sempre lieto, ognor giocondo,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Se lontan da pene e doglie
Sfogherai tutte tue voglie,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Se qua giù starà il tuo cuore
Giubilando a tutte l'ore,
Alla morte, che sarà?
Ogni cosa è vanità.

Dunque frena le tue voglie,
Corri a Dio, che ognor t'accoglie,
Questo mai non mancherà.
Tutto il resto è vanità.

Meditazione dell'anima saggia testo di san Filippo Neri

 Il testo di questo canzone è stato musicato da Angelo Branduardi.

martedì 8 maggio 2012

Il pensiero della vanagloria


Il pensiero della vanagloria è un pensiero sublime che si dissimula facilmente nel virtuoso, poiché desidera rendere pubbliche le proprie lotte e inseguire la gloria che viene dagli uomini. Essa gli fa immaginare dei demoni che lanciano grida, donne guarite, una folla che tocca il suo mantello; gli predice che ormai diverrà prete e fa sorgere alla sua porta persone che vengono a cercarlo: e che se non vuole lo porteranno via legato.. EVAGRIO, Practicos 13, SC  171,  529ss,  Trattato pratico, 71-72. L'abate Isacco (PG 65,224BC) si sottrasse all'ordinazione sacerdotale con la fuga, cedette soltanto al momento in cui lo legarono.

Aforisma


L'umiltà è quella virtù che, quando la si ha, si crede di non averla. Mario Soldati dalle lettere di Capri (1953)

Chiesi a Dio


Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi: Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà. Domandai a Dio che mi desse la salute per realizzare grandi imprese: Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.Gli domandai la ricchezza per possedere tutto: Mi ha fatto povero per non essere egoista.Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me: Egli mi ha dato l'umiliazione perché io avessi bisogno di loro. Domandai a Dio tutto per godere la vita: Mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto. Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà. Le preghiere che non feci furono esaudite. Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che ho io!". di: Kirk Kilgour (giocatore di pallavolo che per un infortunio è in sedia a rotelle)